La guerra commerciale tra Cina e Occidente si gioca sul mare. Con container e prezzi.

Nicola Silenti

Il trasporto marittimo delinea fortemente la maniera più economica e convincente per il trasferimento delle merci sulle lunghe distanze in un mondo sempre più globalizzato che ha modificato il concetto di distanza e spazi geografici rendendo quindi il mare sempre più importante e vitale per la economia marittima.Quindi la chiave di tutto è il mare o meglio la geopolitica degli spazi marittimi che influenza l’andamento della economia globale, già  condizionata dai conflitti in Europa e Medio Oriente, attraverso le tensioni nel Pacifico, riconducibili all’obiettivo  della Cina  di espandere le proprie potenzialità anche  in ambito marittimo; vedasi  la creazione di una base navale nel porto di Hambantota nello Sri Lanka con un investimento di 2,19 miliardi di dollari come riportato dalla agenzia di stampa AsiaNews.

Il modo di operare di Pechino all’estero – come già riportato in altri articoli – è ormai noto: politico, culturale, economico industriale e anche militare, all’insegna di una guerra combattuta senza armi convenzionali che sembra una lunga partita a scacchi giocata con gli Stati Uniti d’America e l’Occidente per scopi finanziari che include, tra l’altro, una operazione ambiziosa come il controllo del traffico mondiale delle merci nell’ambito della ormai famosa “Belt and Road Initiative”contrastata dalla strategia europea della “Global Gateway”, richiamata in occasione dello specifico Forum che si è tenuto a Bruxelles il 25 e 26 ottobre scorso con la partecipazione di quaranta leader tra capi di Stato e di governo con la presenza dell’Italia nella persona del vicepresidente Antonio Tajani.   

Esaminando attentamente la situazione della economia cinese non si può non notare un rallentamento della stessa che mostra una flessione dell’export su base annua del -5% ed un calo dell’ import del -7,5% per effetto di una domanda più debole che aggiunge incognite anche per la ripresa del sistema trasporti via mare tenuto conto che tra i primi dieci porti commerciali più grandi e importanti del mondo, sette sono in Cina.

Nello specifico il trasporto marittimo dei container registra una contrazione con una conseguente riduzione dei noli influenzati anche dal gigantismo navale. Nei porti di Shanghai, Ningbo e Yantian attualmente  ci sono, tra ancoraggio e drydock, circa 315  navi portacontainer, pari al 4.3% della flotta mondiale per una capacità complessiva di 1.18 milioni di teu. La novità di non poco conto riguarda navi di 24.000 teu che sulla rotta nord Europa-Cina navigano evitando Suez in quanto non riescono a coprire le spese e quindi preferiscono la rotta via Sud Africa con velocità comprese tra 9 e 11 nodi. 

Il rallentamento delle operazioni di export ed import dai porti cinesi provoca anche una guerra dei prezzi mentre la sosta prolungata delle navi portacontainer nelle rade sopracitate si riconduce anche alle modalità operative delle grosse società di navigazione che hanno portato a vari di navi di grande capacità di trasporto con il rischio che queste nuove costruzioni saranno costrette alla inattività. Emblematico il caso di due navi di una grossa società di navigazione varate nel 2023 che entreranno in servizio attivo il prossimo anno.

A oggi si registrano quindi  enormi volumi di trasporto disponibili a fronte di moderati volumi effettivi di carico in quanto l’offerta è di gran lunga superiore alla domanda con noli molto bassi specialmente per i noli spot diversi comunque dai noli contrattuali tenuto ovviamente conto della diversità delle singole rotte tra le quali sembra recuperare la rotta transatlantica da Rotterdam a New York mentre rimane in rosso la rotta tra Cina e Nord America e Shanghai -Los Angeles. Per rimanere in tema di noli c’è da registrare il rimarchevole aumento della tariffa di transito del canale di Suez che le portacontainer in viaggi dall’Asia all’Europa dovranno affrontare dal 15 gennaio 2024 mentre ne saranno esentate le navi che rientreranno in Asia dai porti di Algeciras o Tangeri Med.

Le sopracitate tensioni nell’area del Pacifico, che comunque influenzano i traffici marittimi, non possono, al di là dell’aspetto tecnico, escludere una fatica della mente per chi ha vissuto in prima persona, anche se per breve periodo, quei luoghi e quelle rotte che costituiscono un viaggio a ritroso nel tempo, il ritorno a un’epoca irripetibile, vissuta in un mare amico, placido e sicuro insomma il Pacifico. Ma forse lo studio della geopolitica degli spazi marittimi appassiona  i “ vecchi marittimi” proprio perché suscita ricordi impagabili, immagini indelebili che diventano con l’impietoso trascorrere degli anni sempre più sfavillanti e si avvinghiano all’anima senza lasciarla mai più.

Quindi la chiave di tutto è il ”mare” parola che sembra scomparsa dal nostro vocabolario.

  

  
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