Nicola Silenti
Il cluster marittimo italiano celebra i suoi numeri da record con l’uscita di Port Infographics 2024, la pubblicazione del Centro Studi del gruppo Intesa Sanpaolo SRM incentrata sull’economia dei trasporti marittimi e della logistica e realizzata grazie alla partnership con l’associazione dei porti italiani Assoporti.
Grazie alle sue analisi dettagliate e ai numerosi aggiornamenti contenuti il Rapporto di SRM costituisce un importante approfondimento dell’ultimo Rapporto annuale “Italian Maritime Economy” con cui la stessa équipe di lavoro di SRM – Intesa Sanpaolo aveva offerto al pianeta mare un primo quadro d’insieme sulla competitività del settore marittimo e sul ruolo dell’Italia nell’alveo della competizione globale.
Il lavoro degli uomini di SRM ha il merito di mettere al centro dell’attenzione nazionale le sfide geopolitiche che si aprono per l’Italia nell’attuale contesto marittimo planetario, uno scenario corredato di analisi e numeri a disposizione di «chiunque abbia interesse per lo sviluppo del settore dei trasporti marittimi, uno dei principali asset del nostro Paese» per usare le parole del direttore generale di SRM Massimo Deandreis.
Al netto delle opinioni di parte e degli slanci entusiastici di chi al mare dedica la gran parte del proprio tempo, per amore, indole o passione prima ancora che per mestiere, il rapporto 2024 conferma su tutta la linea quanto il settore del mare sia un traino indispensabile e insostituibile per tutta l’economia italiana, con un valore prodotto in termini di importanza socio-economica e di ripercussioni occupazionali di portata strategica per ogni altro ambito della nostra economia.
La lettura attenta del Rapporto 2024 consente di registrare ad ogni pagina come un dato ormai acquisito lo stato di buona salute che attraversa il comparto marittimo nazionale e la sua crescita, convincente e generalizzata, ma non nasconde le incertezze economiche che offuscano il panorama dell’universo mare a causa delle guerre in corso (Ucraina e Gaza in primis)e di pericolose tensioni geopolitiche come quella che affligge in modo devastante la regione del Mar Rosso sino al Canale di Suez. Tensioni che, come più volte richiamato su queste pagine, determina un pericoloso incremento dei noli, il rialzo dei costi dei bunker e delle assicurazioni marittime e costringe a ritardi di almeno nove giorni nello scarico delle merci deviando la rotta delle navi portacontainers per Capo di Buona Speranza e quindi maggiori ritardi nella tratta Far East – Europa.
Tutti questi dati e le altre informazioni contenute nel Rapporto ne sanciscono l’importanza cruciale per gli addetti ai lavori. Una miniera di dati e informazioni condensate in tabelle e statistiche che analizzano il trend di crescita del settore marittimo con le sue varie criticità. Da segnalare le continue attestazioni della vocazione all’import – export dell’Italia e la conferma ormai incontestabile di quanto il nostro commercio dipenda dal trasporto via mare. Particolarmente interessanti poi i richiami alle performance portuali con le illustrazioni delle quote di mercato dei porti del Mediterraneo (e quindi dei porti italiani), che registrano un lieve calo del meno tre per cento negli ultimi nove mesi.
Non poteva mancare un esame attento della situazione geopolitica dei vari transiti,il richiamo alle tre Big Alliances nel mercato dei container,la capacità della flotta per l’utilizzo di combustibili alternativi e la decarbonizzazione dell’industria navale.Insomma «numeri e indicatori che permettono di comprendere il momento che stiamo attraversando e che possano fornire le corrette informazioni agli operatori» ha commentato nella prefazione del Rapporto il presidente di Assoporti Rodolfo Giampieri.
I numeri dicono che il sistema portuale italiano è oggi in assoluto il terzo in Europa per volumi di merce trasportata, ma soprattutto si conferma il più importante del Vecchio continente per movimento di navi da crociera. Punte di diamante di un comparto capace di registrare da sempre successi impareggiabili anche grazie alla sua capacità di dotarsi di un sistema della formazione dei suoi addetti di grande pregio, una fucina di talenti capace di garantire ricadute sull’intero apparato produttivo nazionale per un valore pari a oltre il 9 per cento del prodotto interno lordo.
Numeri di eccellenza che sono il frutto quotidiano del lavoro, dell’impegno e del talento di un settore, quello del mare che, non ci stanchiamo di ripeterlo, merita di essere sostenuto e supportato da una macchina amministrativa nazionale meno improntata alla burocrazia e più orientata all’efficienza, da interventi legislativi più gratificanti e proficui di quelli adottati finora e da un’attenzione mediatica generale ben diversa da quella riservata ogni giorno a chi lavora nel mare e per il mare.
Mare & lavoro/ Il rapporto di SRM sull’economia blu | Destra.it