La più grave tragedia della marineria italiana dal secondo Dopoguerra: 140 morti, 26 sardi
10 aprile 1991, Livorno, ore 22.25. È buio pesto quando il traghetto della Navarma Moby Prince, appena salpato dalla Calata Carrara, sta per lasciare la rada del porto livornese in direzione Sardegna, Olbia.
Accade l’irreparabile: la nave si va a schiantare contro la petroliera Agip Abruzzo, del gruppo Eni, carica di petrolio iraniano. L’urto provoca un vastissimo incendio che viene alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera. Muoiono praticamente tutti: 140 persone tra equipaggio e passeggeri, 26 sardi. Unico sopravvissuto un giovane mozzo napoletano, Alessio Bertrandt.
L’equipaggio della petroliera viene messo in salvo rapidamente, la Moby Prince viene letteralmente ignorata. I soccorsi non arrivano mai e gli occupanti vengono lasciati in balia delle fiamme e della morte. Dei 140 cadaveri solo uno verrà trovato in acqua, l’unico morto per annegamento.
Sono passati 32 anni. Senza risposta. Indagini, nuove piste e depistaggi, commissioni d’inchiesta. Nulla che abbia saputo dare una risposta certa ai familiari delle vittime della più grande tragedia della marineria italiana del secondo Dopoguerra……clicca qui



