La crisi del cambio degli equipaggi delle navi? È tutt’altro che finita, anzi va di male in peggio.

Il problema di sta riacutizzando con la recrudescenza della pandemia
Da diverse nazioni del mondo giungono segnali preoccupanti circa una recrudescenza della pandemia di Covid-19 con le sue diverse varianti tra cui la Delta, una delle più recenti e preoccupanti, crisi sanitaria che ha avuto un gravissimo impatto sulla possibilità di effettuare i cambi di equipaggi delle navi. Se negli ultimi mesi, complice l’allentamento delle misure adottate globalmente per contenere il contagio, questo assillante problema del trasporto marittimo e dell’intera supply chain mondiale si era attenuato pur rimanendo drammatico, ora si registra un riacutizzarsi della difficoltà di avvicendare gli equipaggi.
«La situazione sta andando di male in peggio». Lo ha confermato Stephen Cotton, segretario generale dell‘International Transport Workers’ Federation (ITF), commentando l’ultima rilevazione, relativa al corrente mese di luglio, del Neptune Declaration Crew Change Indicator, l’indicatore per fornire dati aggiornati sul problema del cambio degli equipaggi delle navi che è stato definito dalle società di ship management che aderiscono alla Neptune Declaration on Seafarer Wellbeing and Crew Change, iniziativa che ha lo scopo di salvaguardare il benessere dei marittimi che è gravemente compromesso dagli effetti della crisi pandemica.
L’indicatore evidenzia che il numero di marittimi che sono costretti a rimanere a bordo delle loro navi anche se il loro contratto è scaduto è continuato a salire passando dal 5,8% dei marittimi imbarcati rilevato lo scorso mese di maggio quando è stato lanciato l’indicatore, al 7,2% di giugno per arrivare all’8,8% del mese corrente, per un incremento relativo del +51,7%.
Inoltre, ricordando che la Maritime Labour Convention stabilisce che il periodo lavorativo massimo continuativo che un marittimo dovrebbe trascorrere a bordo di una nave senza godere di ferie è di 11 mesi, i rappresentanti della Neptune Declaration hanno evidenziato che la percentuale dei marittimi che sono costretti a rimanere a bordo delle navi per un periodo che supera gli 11 mesi è cresciuto dallo 0,4% dello scorso mese all’1,0% di luglio, con un aumento relativo del +150%.
«La crisi del cambio degli equipaggi – ha sottolineato Cotton – è in atto da più di un anno e mezzo e il costo più alto ricade sui marittimi e sul benessere delle loro famiglie. La situazione stata andando di male in peggio, Abbiamo bisogno che i governi facciano qualcosa di più che mere dichiarazioni di intenti. Abbiamo bisogno di azioni concrete che permettano di attuare i cambi degli equipaggi in modo sicuro».
Il segretario generale dell’International Chamber of Shipping (ICS), Guy Platten, ha ribadito che «per risolvere la crisi del cambio degli equipaggi è necessario che tutti i marittimi abbiano accesso prioritario ai vaccini. Ci sono stati – ha precisato – alcuni progressi che accogliamo con favore, come ad esempio negli Stati Uniti e in alcune parti d’Europa, ma la stragrande maggioranza dei marittimi non può ancora essere vaccinata. Urge che le nazioni diano priorità alla vaccinazione dei marittimi internazionali».
«Gli ultimi dati – ha denunciato il responsabile della Ricerca del Global Maritime Forum, Kasper Søgaard – mostrano che la crisi del cambio degli equipaggi è tutt’altro che finita. È essenziale che tutti gli stakeholder lavorino assieme per far fronte alla nostra responsabilità comune di salvaguardare i marittimi e assicurarci che possano tornare a casa in sicurezza».
http://www.informare.it/news/gennews/2021/20210895-crisi-cambio-equipaggi-tutt-altro-che-finita.asp
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