Giuseppe Vigorito, delegato sindacale Filda: “Nelle nostre vene non sangue ma acqua salata. Per noi la malattia non è un sussidio, è prevenzione curativa”
Non si placa, non si ferma la protesta dei marittimi italiani dopo i recenti provvedimenti in materia fiscale relativi all’approvazione delle modifiche riguardo all’indennità di malattia, e contenuti nella Legge di Bilancio 2024. Alla base dell’insurrezione – pacifica da Nord a Sud della penisola ma molto partecipata – c’è appunto la ‘modifica della misura di indennità di malattia fondamentale e complementare per i lavoratori marittimi’, prevedendo, per gli eventi insorti a partire dal 1° gennaio 2024, che essa sia commisurata al 60% della retribuzione, nei soli casi in cui la malattia impedisca totalmente e di fatto all’assicurato di attendere al proprio lavoro, recita testualmente il testo di legge.
Tiscali ha raccolto in esclusiva la voce dei marittimi attraverso le parole di Giuseppe Vigorito, delegato sindacale Filda: “Sono marittimo da 17 anni, nelle mie vene non scorre sangue ma acqua salata. Siamo stati a Roma in due diversi momenti, il 20 febbraio e il 12 marzo, nell’ambito di manifestazioni indette da OR.S.A. Marittimi – rappresentata da Gennaro Bottiglieri e Raffaele Palomba – e noi come F.I.L.D.A. (Federazione Italiana Lavoratori Dipendenti Autonoma, la cui presidentessa territoriale è Luisa Ottaviano) ci siamo aggregarti. Entrambi i momenti sono stati costruttivi. Con noi sono stati presenti anche gli avvocati Chiarucci e Lauro. Presente anche l’assessore Salvatore Piro – con delega alle Attività produttive, alla Polizia urbana e alle Politiche del mare – inviato dal sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella“, spiega Vigorito.
Istituzioni all’ascolto
“La direttrice dell’Inps ha ascoltato i nostri problemi, li ha presi a cuore e ha deciso di aiutarci – prosegue Giuseppe Vigorito – noi com’è noto ci stiamo battendo per la questione del taglio relativo all’indennità di malattia, ridotto dal 75% al 60%: praticamente inferiore ad un lavoratore di terra, che prende tra il 67% e il 68%. A noi stanno dando il 60%. È pazzesco. Abbiamo avuto un tavolo di confronto sia con la direttrice dell’Inps, sia con l’onorevole Sandra Savino, molto comprensiva e cordiale. Dall’Inps abbiamo ricevuto aiuto perché ci era stato promesso lo sblocco dei flussi dei pagamenti, impegno che è stato effettivamente mantenuto, perché grazie alla seduta del 20 febbraio sia ai flussi che ai pagamenti è stato dato l’ok.
Dopodiché siamo ritornati a Roma martedì 12 marzo: ci siamo presentati come ovvio in maniera molto pacifica e con le dovute autorizzazioni della DIGOS, nell’ambito delle movimentazioni di piazza indette proprio da Orsa e da altre aggregazioni di settore. Ci tengo a ribadirlo: senza mai andare contro le compagnie di armatori“, ci tiene a sottolineare il delegato sindacale.
“Ciò perché i marittimi hanno sempre ‘campato’ con il mare, le compagnie ci hanno sempre ‘fatto mangiare’, ci stanno facendo mangiare ancora e lo faranno per ancora chissà quanti anni, ma noi abbiamo bisogno dei nostri diritti e che ci venga data serenità lavorativa, perché il nostro è un lavoro usurante e necessitiamo assolutamente di visite, accertamenti, spesso operazioni. Tutti fattori che con la diminuzione dell’indennità di malattia vengono lesi.
Per noi la malattia non è un sussidio, è una vera e propria prevenzione curativa. Ogni due anni ci sottoponiamo a una visita, la cosiddetta ‘Biennale’ che, se non ci viene rilasciata, non ci dà la possibilità di lavorare. È una vera e propria autorizzazione a lavorare“, spiega con cura il rappresentante.
Cerchiamo solo una cosa: aiuto, buon senso e rispetto della nostra categoria, anche perché muoviamo una grossa fetta dell’economia mondiale e durante il Covid siamo stati fondamentali per il trasporto di beni, risorse, medicinali, viveri, qualsiasi cosa. Così invece rischiamo di far morire per sempre la marineria italiana, perché se si taglia qua, si taglia là, ma chi ci va più per mare? Noi già ci andiamo con una situazione precaria da una vita, è da anni che siamo precari”.
Lettera aperta a Giorgia Meloni
“Caro presidente, buongiorno, chiedo venia anticipatmente del disturbo. Mi presento, sono Vigorito Giuseppe, un marittimo italiano e un delgato sindacale F.I.L.D.A..
Le scrivo da parte dei marittimi italiani, noi siamo disperati e non sappiamo più a chi chiedere aiuto e sostegno. Come lei ben sa noi marittimi svolgiamo una vita fuori dal normale, durante il nostro periodo di lavoro siamo costretti a stare lontani dai nostri cari, dai nostri figli, per mesi e mesi, senza sosta. Noi marittimi ci siamo persi e continuiamo a perderci gli eventi più belli dei nostri figli, di cui… compleanni, natali, i primi passi, e tanti altri momenti speciali…
Emozioni che nessuno più ci restituirà, e nessuna cifra al mondo è sufficiente per cercare di comparare determinate emozioni, ma purtroppo tutto ciò fa parte dei sacrifici della vita e li facciamo per il loro bene e per il loro futuro, viviamo nella loro ombra, da lontano… collegati al loro cuore telefonicamente perchè di più non possiamo e credetemi, quando si stacca dopo aver dato loro la buonanotte e si sente quella vocina tenera sussurrare ‘Buonanotte papà, mi manchi, non vedo l’ora che torni‘, il cuore si spacca in due! E tante volte per mancanza di linea nemmeno quella telefonata possiamo fare, e passano giorni senza sentire le loro voci e senza avere loro notizie. Ma per noi marinai l’amore è come un veliero… ci naviga nel pensiero“.
Questo è solo un estratto del messaggio inviato, oltre che alla premier Meloni, anche a ‘Studio Aperto’, Tg4, Tg5, Striscia la notizia, TgR Lazio, Puglia, Sicilia e Campania, M5S, Sinistra Italiana, Lega per Salvini, Gabinetto dei Ministri, Italia Viva, FI, Fdi, Comune di Palermo, Ancona, Livorno, Lecce, Villa S. Giovanni, Bagnara Calbara, Catania, Messina, Mazara del Vallo, Trapani, Civitavecchia, Gaeta, Formia, oltre che a Ciro Bonajuto, sindaco di Ercolano, al sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi e al sindaco di Torre del Greco, Luigi Mennella.
La protesta, ci assicura Giuseppe Vigorito, continuerà nelle stesse forme e con la stessa pacifica veemenza, fintanto che le condizioni lavorative pregresse alla recente Legge di Bilancio 2024 non verranno ripristinate e ai marittimi italiani restituita la dignità lavorativa – ma anche umana – che gli stessi a gran voce stanno pretendendo da settimane.