In Italia negli ultimi 20/25 anni il lavoro marittimo ha subito una notevole trasformazione dovuta principalmente ad una mancanza di vocazione soprattutto nelle categorie iniziali cosi dette di bassa forza. Mentre nella navigazione internazionale lunga (oceanica) il problema si è risolto in maniera del tutto naturale con l’espulsione dei marittimi di bassa forza rimanendo competitivi solo con i nostri marittimi appartenenti allo stato maggiore. (petroliere, chimichiere, bulk e soprattutto le navi da crociera)
I lavoratori marittimi italiani soprattutto quelli di bassa forza in maniera del tutto naturale si sono concentrati nel cabotaggio Nazionale e nella navigazione a corto raggio.
Il settore cabotiero e quello a corto raggio si basa principalmente sulla stagionalità ed in mancanza di forme di stabilizzazione, i lavoratori una volta sbarcati restano a casa senza percepire salario per molti mesi.
In uno scenario del genere risulta sistematico il ricorso alla malattia che riconosce una indennità maggiore, fino al 31 dicembre 2023 era il 75% dell’ultimo prospetto paga comprensivo di ferie riposo e compensativi maturati durante il periodo trascorso a bordo.
Questo, in pochi punti è lo scenario dove paradossalmente la ex cassa marittima rappresentava il punto di equilibrio tra politica, armatori e lavoratori.
La politica congede regimi di fiscalizzazione agevolata, attraverso la legge 30/98, gli armatori ne usufruiscono e il lavoratore anello debole della catena ne paga le conseguenze ,anche se fosse ripristinato nuovamente il 75% ,in quanto, il marittimo, ne perde in contributi ed è messo in una situazione indegna per un essere umano restando precario per tuttala sua vita lavorativa.
Certo , non è facile trovare soluzioni arrivati a questo punto .
Il problema della disoccupazione marittima è un problema soprattutto meridionale qui il sindacato centra poco, anzi è grazie al sindacato che attraverso clausole di salvaguardia occupazionale (con i famosi 10 punti del ministero e la legge europea del 1992 la 3577/92 art 3) se oggi il mercato del lavoro italiano marittimo non è stato del tutto liberalizzato .
Pertanto concludo, il sindacato fa accordi, contratta monitora l’occupazione e denuncia ma il grosso spetta alla politica che spesso è cieca verso quei settori che hanno fatto la storia del nostro paese.
Fit Cisl Campania
Coordinatore Regionale Dipartimento Marittimo
Enrico Stingone