Crisi del Mar Rosso/ Cosa e quanto rischia l’Italia?

Nicola Silenti

La destabilizzazione del Mar Rosso sembra aver riportato indietro le lancette del tempo. Un tempo che si pensava ormai consegnato all’archivio della storia e che invece vede oggi una tra le più importanti rotte del commercio mondiale, o forse la più importante, minata e insidiata dai venti di guerra che la percorrono dal conflitto israelopalestinese sulla striscia di Gaza fino alle azioni delle milizie sciite degli Houthi yemeniti.

Uno scenario cupissimo che ha costretto le grandi compagnie marittime di spedizioni a prendere la drammatica decisione di abbandonare nei viaggi verso il Mediterraneo la classica rotta del Mar Rosso e di indirizzare le navi verso il Capo di Buona Speranza. Una decisione obbligata, assunta per garantire la sicurezza degli equipaggi, dei carichi e delle stesse navi.

La situazione d’instabilità nel mar Rosso colpisce l’intera dinamica delle catene di approvvigionamento con un sensibile aumento dei costi e un ritardo nelle spedizioni. Si ritiene comunque evidenziare che i noli sono ovviamente in crescita per i viaggi allungati ma il costo di 2000 tonnellate di fuel in più non possono essere paragonati al costo per il transito di Suez che risulta essere superiore. A pagare il prezzo più caro è il traffico nei porti del Mediterraneo, a cominciare da quelli italiani, che scontano in prima persona il crollo dei traffici nel Canale di Suez a vantaggio dei porti del Nord Europa, meno penalizzati dalla situazione di instabilità.Il punto cruciale della destabilizzazione del Mar Rosso è lo stretto di Bab el Mandeb, lo stretto che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden e quindi con l’Oceano Indiano,che esposto alla pioggia dei rischi sopra descritti ha visto diminuire in pochi mesi di ben il 48 per cento il passaggio di navi, mentre nello stesso arco di tempo il traffico lungo la rotta africana si incrementava del 78 per cento.

La destabilizzazione della sicurezza marittima nella regione del Mar Rosso colpisce al cuore anche l’import/export italiano. A pagare sono soprattutto i settori dei mobili e del legno, della ceramica, dei prodotti della metallurgia, del petrolio e dei suoi raffinati, del tessile e dell’abbigliamento per non parlare delle esportazioni agroalimentari e del vino. Nell’attuale contesto globalizzato le vie marittime restano comunque insostituibili per il trasporto delle merci, per questo appare evidente come la libertà di navigazione vada preservata e difesa a tutti i costi. In questo senso appare del tutto avveduta l’istituzione della missione europea “Aspides”, che ha visto l’adesione convinta dell’Italia per tutelare, come affermato dal ministro degli esteri Tajani «la sicurezza delle navi mercantili».

Assicurare il libero e pacifico utilizzo delle rotte marittime diventa quindi un’esigenza vitale per il commercio marittimo globale. Un commercio marittimo che, secondo tutti gli studi e scorrendo tutti i dati, continua a crescere, dimostrandosi l’ossatura del trade internazionale. Come più volte richiamato su queste pagine la chiave di tutto è il mare: da qui l’incidenza planetaria dei continui scossoni alla geopolitica degli spazi marittimi, lacerata dai mille conflitti regionali e dalla disputa per l’egemonia mondiale tra Usa e Cina.

Una situazione da allarme rosso che amplifica la portata di accordi bilaterali tra rotte fuori dai famosi “colli di bottiglia” come quello stipulato di recente tra l’Italia e l’Egitto per l’avvio di una linea marittima tra il porto di Trieste e di Damietta. Una linea marittima che può rivelarsi per l’Italia un canale privilegiato nella regione euro mediterranea consentendo un collegamento facile e rapido per le nostre merci con il mercato egiziano e di conseguenza il mercato africano con il suo miliardo di consumatori.

L’Africa può essere il nostro futuro. Le statistiche dicono che è il continente che cresce di più nel pianeta   e quindi costituire  un canale privilegiato per l’approdo dei nostri prodotti è una grande occasione per vedere l’Italia protagonista di un mercato dalle mille opportunità potenzialmente enorme che spazia inoltre  dal mondo del web alle energie rinnovabili .

  

  
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