Dopo più di 20 anni un sostegno concreto a favore della formazione di ingresso del personale impiegato sulle navi
Monica Mascia Segretaria Nazionale FIT-CISL
Il mercato del lavoro richiede ai marittimi sempre più competenze e un alto grado di specializzazione. Il futuro della formazione di questi lavoratori, infatti, sarà sempre più tecnologico. Ciò nonostante, nel corso degli anni, queste necessità non sono state sempre comprese adeguatamente. È l’attuale situazione di crisi sta mettendo in luce la necessità di esaminare dei nuovi modelli di sviluppo del comparto attraverso un cambio di impostazione più attenta alle competenze da fornire agli equipaggi. Il blocco delle attività di formazione imposto dalle misure per il contenimento della pandemia ha rischiato di compromettere seriamente il comparto e la gestione degli equipaggi. La scadenza, per molti marittimi, delle attestazioni IMO e dei certificati di competenza ha messo in molta difficoltà gli avvicendamenti. La scadenza, nel 2021, del primo quinquennio di certificazioni obbligatorie contemplate dagli emendamenti alla Convenzione di Manila, ha infatti comportato un notevole sforzo organizzativo che è stato oggetto delle nostre numerose interlocuzioni con le Autorità competenti, con risultati altalenanti. Per tutti questi motivi le tematiche della formazione, sempre più complesse, sono sempre state e continuano ad essere oggetto di particolare attenzione da parte della nostra organizzazione. Il rispetto di regole condivise sulla formazione della gente di mare e sulle certificazioni deve continuare ad essere garantito da parte di tutti i Paesi; al tema della formazione si deve riconoscere un’attenzione centrale sia a livello internazionale, comunitario che nazionale. Il personale marittimo per poter essere impiegato a bordo delle navi è tenuto a conformarsi alla Convenzione STCW (Standards of Training, Certification and Watchkeeping for Seafarers) adottata in sede IMO nel 1978, completamente rivisitata nel 1995 e oggetto di nuova revisione durante la conferenza di Manila del giugno 2010. La Convenzione STCW è infatti lo strumento normativo internazionale che fissa gli standard di competenza per il personale marittimo e ne disciplina la relativa attività in merito a formazione, al conseguimento delle certificazioni e al rinnovo (quinquennale) delle stesse. La materia è inoltre disciplinata, in ambito comunitario, dalla Direttiva 2008/106/CE, che recepisce le disposizioni della Convenzione IMO sopra citata, e che è stata attuata nel nostro ordinamento nazionale da ultimo con Decreto legislativo 12/05/2015, n. 71.
La normativa italiana prevede corsi di formazione obbligatori per l’accesso al mercato del lavoro. Gli stessi, sulla base della STCW, sono gestiti da centri di formazione privati con costi che variano dai tremila ai quattromila euro. Il Decreto 9 marzo 2016 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, pubblicato sulla G.U. n°66 del 19/03/2016 e, in particolare l’articolo 3, prevede che il personale destinato a prestare servizio a bordo di navi soggette all’applicazione delle disposizioni della Convenzione STCW ‘78 nella sua versione aggiornata, deve conseguire l’addestramento di base mediante la frequenza dei seguenti corsi: a) Sicurezza Personale e Responsabilità Sociali (PSSR); b) Sopravvivenza e salvataggio; c) Antincendio di base; d) Primo soccorso elementare. L’addestramento di base ha validità quinquennale e si rinnova per ulteriori cinque anni dopo aver effettuato almeno un anno di navigazione su navi soggette all’applicazione della Convenzione STCW, dopo aver superato il corso di aggiornamento (refresher basic training) e dopo aver effettuato ulteriori addestramenti a bordo. Questo iter formativo è propedeutico all’imbarco. Altrettanti costi molto dispendiosi sia in termini di tempo che di costi sono quelli dedicati alle figure che operano previo rilascio di adeguata certificazione (che qui per motivi di brevità tralasciamo di riportare). Ovviamente la situazione descritta si trasforma, in molte realtà territoriali, in una barriera all’ingresso di nuovi giovani al mondo del lavoro marittimo che sono così disincentivati all’accesso alle professioni del mare. Tutto questo ha contribuito a una carenza significativa di lavoratori marittimi italiani con un conseguente svuotamento in termini occupazionali.
In merito a tale problematica, anche grazie all’ importante cooperazione e comunione di intenti tra i sindacati e le associazioni datoriali, si è riusciti ad introdurre nel corso della conversione in legge del Dl Lavoro all’ art 36, una misura ad hoc a favore della formazione e dello snellimento delle procedure di certificazione dei marittimi. Con l’art. 36 è stato infatti istituito “un fondo con una dotazione di 1 milione per l’anno 2023 e 2 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026”, per l’erogazione di “contributi alle imprese armatoriali per la formazione iniziale del personale impiegato sulle navi, con particolare riferimento alle figure professionali mancanti di sezioni di coperta, macchine, cucina e camera”. Precisamente i contributi sono assegnati sulla base delle attività di formazione rendicontate, ivi compresi gli oneri per l’acquisizione delle relative certificazioni, qualora si proceda all’assunzione di almeno il 60% del personale formato. Per quanto riguarda le assegnazioni queste verranno erogate secondo le disposizioni del Decreto Interministeriale n. 297 del 17 novembre 2023. La norma stabilisce l’erogazione di contributi alle imprese armatoriali per la formazione del personale impiegato sulle navi con particolare riferimento alle figure professionali mancanti di sezioni di coperta, macchine, cucina e camera. Come Fit-Cisl auspichiamo che questo sia il primo di una serie di provvedimenti in tema di semplificazione per facilitare e incentivare l’accesso di nuove risorse alle professioni del mare. Infatti, pur esprimendo apprezzamento per il provvedimento emanato dal Governo che, dopo più di 20 anni, interviene con un sostegno concreto a favore della formazione di ingresso del personale marittimo, continuiamo a rilevare una grande criticità nella modalità prevista per l’assegnazione delle risorse che al momento appare non del tutto efficace. Come a suo tempo richiesto al Mit, avremmo preferito che tale misura venisse erogata in maniera diretta ai lavoratori, quale fondo economico individuale, da utilizzare esclusivamente ai fini formativi, per consentire la libera scelta dell’istituto che avrebbe erogato la formazione, come già sperimentato nel settore dell’Autotrasporto. A nostro avviso, la scelta di lasciare questa leva economica in capo agli armatori potrebbe delineare delle difficoltà, in quanto i percorsi formativi verranno totalmente gestiti, per numero e per scelta dell’istituto che erogherà gli stessi solo dalle aziende. Se non si realizzerà questo passaggio cruciale, temiamo che questa misura non sarà sufficiente a risolvere il problema della cronica carenza di personale nel settore. Questa misura, se ben gestita e associata alla realizzazione di percorsi di semplificazione e sburocratizzazione già avviati, potrà restituire competitività al settore, ritrovando la vera cultura marittima e rimettendola al centro del nostro Paese. Il nostro sindacato continuerà a farsi portatore degli interessi dei lavoratori stimolando le autorità competenti a rispondere con sempre più consapevolezza, partecipazione e adesione alle nostre proposte.
Articolo prelevato “La Voce dei Trasporti” giornale della Fit Cisl