Palermo, operaio morto bruciato sulla nave: tre condanne

di Riccardo Lo Verso

PALERMO – Tutti condannati. A distanza di nove anni dalla tragedia ci sono tre colpevoli per la morte di Alessandro Di Trapani. Faceva l’elettricista, aveva 41 anni, e il 13 maggio 2014 fu avvolto dalle fiamme nella sala macchine della nave “Cossyra” della società Traghetti delle Isole. La nave era ormeggiata nel bacino di carenaggio della Adorno, fuori dall’area di Fincantieri, per dei lavori di manutenzione.

Chi sono i condannati

Il giudice monocratico del tribunale di Palermo, Andrea Innocenti, ha condannato per omicidio colposo Vincenzo Chiavazzo (il datore di lavoro, rappresentante legale della Elyteam srl, ha avuto tre anni), Francesco Fontana e Gaspare Cavasino (rispettivamente legale rappresentante della “Traghetti delle isole spa” e comandante della “Cossyra”, sono stati condannati a un anno e sei mesi ciascuno). Pena accessoria l’interdizione per lo stesso periodo da incarichi dirigenziali. Per il solo Chiavazzo scatta anche la sospensione dai pubblici uffici per cinuqe anni.

Il dolore dei genitori

La madre di Di Trapani, Angela Sarzana, non ha fatto in tempo ad assistere al verdetto. È morta alcuni anni fa. C’era il padre Pippo in aula al fianco dell’avvocato di parte civile Fabio Lanfranca. Ha 87 anni, nove dei quali trascorsi a chiedere “giustizia per mio figlio”. Pippo Di Trapani scrisse una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Da quando Alessandro non c’è più aspetto soltanto il giorno della sentenza”.

Oltre al papà erano costituiti parte civile la moglie e la figlia della vittima, con l’assistenza degli avvocati Entico Sanseverino, Serena Romano e Oriana Limuti. Parte civile anche Fiom, Camera del lavoro e Inail. Il processo è solo al primo grado. Sono cambiati quattro giudici nel frattempo. Inevitabile il ricorso in appello degli imputati che cercheranno di ribaltare la ricostruzione dell’accusa. Non sarebbero state rispettate le elementari norme di sicurezza nella sala macchine. La morte di Di Trapani, secondo l’accusa, poteva e doveva essere evitata.

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