L’economia blu e il sistema mare italiano. Bilanci, progetti e problemi

Nicola Silenti

Dal 10 al 14 aprile 2024 si è tenuto il Blue forum, quattro giorni di confronto dedicati alla promozione, alla tutela e valorizzazione del mare e delle sue economie con la partecipazione di  istituzioni, imprese e stakeholder privati e pubblici di tutti i settori che operano per e nella Economia del Mare. Trattasi di un annuale appuntamento che viene organizzato dalla Camera di Commercio Frosinone Latina, Informare ed Ossermare con Unioncamere, Centro Studi Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e la Rete dell’Economia del Mare Italiana.

L’obiettivo di questa edizione che costituisce il  3° Summit nazionale sulla Economia del mare, spiega Giovanni Acampora, Presidente di Assonautica” è quello di condividere una programmazione di investimenti 2025-2027 con un proprio Action plan, in continuità con il Piano del mare, armonizzando tutte le attività collegate alla Blue Economy che spazziano dallo  shipping, logistica, nautica, portualità turistica e commerciale, pesca, ambiente”.

Dalla sintesi dei lavori svolti nei quattro giorni è emersa, tra l’altro,  l’importanza della istituzione del Ministero del Mare come una precisa volontà politica che riconosce nella economia del mare un prezioso volano per l’intera nazione ed una importante opportunità di crescita, in particolare per il Mezzogiorno, tenuto conto che per lungo tempo è mancata la consapevolezza della importanza del lavoro che si sviluppa intorno al mare.

L’Economia del Mare, come confermato  da Giovanni Acampora,  ha “finalmente trovato un panorama istituzionale favorevole, grazie all’istituzione del Ministero per le politiche del Mare e del Comitato Interministeriale, che confermano la scelta di percorrere la strada del riconoscimento della identità marittima dell’Italia che trova riscontro nella nostra lunga storia di relazioni commerciali, di tradizioni e di mestieri fortemente legate al Mare Nostrum, e che merita di avere una sintesi istituzionale univoca, dove si definisca la visione strategica unitaria di sviluppo, che risponda ad un’agenda chiara e percorribile.”

Ricordiamo che il sistema mare  segna una cifra che rappresenta il  9,1% della intera economia nazionale  e, considerando anche la componente indiretta, si  arriva a circa 161 miliardi di euro, con una occupazione di circa 915 mila persone direttamente coinvolte e quindi un settore economico che sviluppa un peso enorme sulla nostra intera economia nazionale. Dal Summit  emerge, quindi, una filiera in salute e in crescita, capace di dare un contributo molto importante ai processi di sviluppo con una economia blu in espansione specie nei settori del turismo costiero, il trasporto marittimo e le attività portuali ed analizzando il settore “lavoro” si segnala che  l’Italia occupa  una buona posizione nei cosiddetti “Blue jobs”, confermandosi  al terzo posto a livello europeo, preceduta da Spagna e Grecia.

Vari sono i servizi che trainano l’incremento del sistema mare e che definiscono il quadro definitorio delle filiere della economia del mare nella dimensione non solo  nazionale ma anche territoriale  che riguardano, ci sembra opportuno richiamarle, le attività sportive e ricreative, le attività di movimentazione di merci e passeggeri via mare, le attività di ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, l’industria delle estrazioni marine, la pesca, la cantieristica e i servizi di alloggio e ristorazione.

Il Summit, con  la partecipazione di un imponente numero di partecipanti tra 30 esponenti di Governo e Parlamento italiano tra Ministri, sottosegretari, Presidenti di Commissione, deputati e senatori, rappresentanti delle Forze Armate, di Associazioni di settore ed circa 300  stakeholder istituzionali ed associativi legati alle attività del mare, durante le quattro giornate in cui si è sviluppato, ha delineato ed esposti numerosi argomenti con un esame dettagliato anche statisticamente di tutti i dati  che definiscono il  quadro  definitorio delle filiere della economia del mare.

Nella giornata dell’11 aprile è stata inoltre celebrata la “Giornata nazionale del mare” con l’intento di coinvolgere i giovani nelle varie tematiche marittime e  riconoscere la centralità del mare, non solo come  protagonista del nostro futuro, ma anche risorsa fondamentale non solo ambientale ma anche economico. Ci risulta che particolare interesse hanno suscitato proprio nei giovani gli argomenti  relativi alla occupazione, lavoro, professione del mare, istruzione e formazione che hanno occupato il pomeriggio del 10 aprile.

Fatto salvo l’importanza di quanto esposto in questi argomenti, per amore o tradizione, ci  troviamo a segnalare ancora una volta la mancanza di interventi “specifici” per meglio delineare  i percorsi formativi relativi al conseguimento dei titoli professionali marittimi e nel contempo ridare a tutti gli ufficiali la giusta dignità ripristinando i loro titoli professionali come prevedeva l’art.123 del Codice della navigazione. Chi naviga o abbia navigato ben conosce lo strano destino di questo mondo, da tutti stimato e noto come una delle realtà più proficue e dinamiche della economia italiana e non potrebbe essere diversamente e ci scusiamo nel ripeterlo, per una penisola segnata da 8000 km di costa, da una miriade di punti di approdo e porti commerciali, scali industriali e marine turistiche fra le più rinomate al mondo e tutto quanto altro definisce l’estensione territoriale della economia del mare.

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