IAM: “Collaborare con il Ministero del mare e le Autorità preposte per migliorare le condizioni dei professionisti del mare”
di Davide Fusco
È questo uno dei tanti suggerimenti di IAM, che pone all’attenzione dell’intero cluster marittimo.
Proprio per questo motivo ho voluto intervistare il Comandante/ Istruttore Gianni Mattone, un amico, un Istruttore presso il centro STS di Ortona che nel contempo naviga con la Società Synergas. L’associazione non è composta esclusivamente da istruttori a tempo pieno ma da professionisti che operano nel cluster marittimo sia personale di terra che di bordo.
Chi è il Com.te/ Istruttore Gianni Mattone e quali sono le motivazioni per le quali ha voluto sposare gli ideali dell’associazione IAM e perché ha voluto partecipare attivamente all’associazione.
Chi è Gianni Mattone? E’ una persona che fin dall’infanzia ha sentito la passione per il mare. Proviene da una famiglia di persone appartenenti al campo marittimo, dal nonno paterno che era un maestro d’ascia e nonno materno Capitano di Piccolo Cabotaggio. Sin da piccolo, Gianni viveva il mare in maniera diversa dai suoi coetanei; quando i suoi amichetti adoravano andare in spiaggia a giocare, lui preferiva andare con il nonno a “calare reti” con un vecchio battello a remi o ad assistere al varo delle costruzioni che il nonno realizzava.
Spesso passava i pomeriggi nel cantiere del nonno ad apprendere tecniche di costruzione e riparazione di imbarcazioni in legno. Crescendo cos’altro poteva fare se non frequentare l’Istituto Tecnico Nautico? Al termine del percorso di studi, nel 1991 viene chiamato a svolgere il servizio di leva dove, dopo un breve periodo di addestramento, è stato assegnato alla conduzione dei mezzi di soccorso delle Capitanerie di Porto. Diciamo che si parlava dei primi mezzi SAR che, dopo aver partecipato a diversi soccorsi in mare, gli hanno fatto comprendere quanto importante sia una buona organizzazione nel campo del soccorso marittimo.
L’esperienza fatta nel Corpo delle Capitanerie di Porto hanno fatto crescere ancor di più la passione per la vita sul mare.
Dal 1992 inizia la sua carriera come Ufficiale di Marina Mercantile su navi bulk carrier. Dopo un breve periodo passerà a svolgere il suo servizio su navi petroliere. Purtroppo. per un “breve” periodo che va dal 1995 al 1998 ha dovuto sospendere la sua attività sul mare per motivi familiari. Nel 1998 riprende a navigare come 3° Ufficiale di Coperta su navi adibite al trasporto di gas liquefatti alle quali si appassiona per la loro complessità dovuta alla natura del carico trasportato e, in soli due anni, arriverà a ricoprire il ruolo di 1°Ufficiale di Coperta. Dopo aver assunto l’incarico di 1°Ufficiale di Coperta per 6 anni, nel 2006 all’età di 36 anni assume il suo primo Comando. All’odierno, nonostante siano trascorsi diversi anni, ogni volta che sale a bordo di una nave assumendone il Comando lo fa con lo stesso spirito e passione di sempre.
«In questi anni di Comando mi sono reso conto che il trasporto marittimo e cambiato radicalmente sia per il progresso tecnologico che viaggia a grandi passi, sia per il diverso approccio che hanno le nuove generazioni con il lavoro che per le richieste sempre più esigenti che impone il mondo commerciale. Quanto detto. Impone al personale impiegato a bordo delle navi, una grande professionalità che non riguarda solo il Comandante o gli ufficiali della nave, ma tutto l’equipaggio. Detta professionalità si ottiene solo con una preparazione adeguata che ci renda capaci di assolvere alle innumerevoli richieste che ci vengono fatte. E’ pur vero che la scuola ci dà una preparazione per affrontare il mondo marittimo ma è una base teorica che sta a noi saper allargare con esperienza e continuo approfondimento. Come già detto, la tecnologia va avanti ed è nostro compito recepire quanto ci viene messo a disposizione ed essere in grado di saper operare in maniera tale da sfruttare il progresso tecnologico al meglio per raggiungere degli standard alti di produzione.
Purtroppo la categoria del personale navigante è poco conosciuta dalla politica e dai ministeri che dovrebbero gestire e promuovere mezzi di crescita della stessa. La crescita deve essere fatta tramite corsi di formazione fatti da personale con lunga esperienza maturata a bordo delle navi in modo che oltre a fornire dati tecnici possa trasmettere la propria conoscenza a personale più giovane; questo non farebbe altro che accrescere la preparazione della gente di mare. Una maggior preparazione porterebbe esclusivamente a risultati migliori ottenuti in una condizione di sicurezza in continua crescita.
Per quanto detto, ho deciso di voler sposare gli ideali della IAM partecipando attivamente.
IAM un’associazione che dà voce alla Gente di Mare che per troppo tempo è rimasta in sordina».
Cosa cambierebbe nel profilo marittimo della formazione?
«Innanzitutto andrebbe ben definita a livello legale la figura del formatore, ciò che l’associazione IAM si è già prefissata ottenendo all’odierno dei buoni risultati.
Inoltre i programmi ministeriali per i vari corsi obbligatori andrebbero aggiornati in quanto rispecchiano diversi concetti ormai superati. Ciò si potrebbe ottenere solo se al ministero venisse formato uno staff di tecnici (ex naviganti) a loro volta costantemente aggiornati.
Una volta ben definita la figura dell’Istruttore Marittimo (che non abbia l’obbligo di navigare), stabilire dei corsi di aggiornamento che lo mantengano al passo con i tempi a cadenza regolare».
A chi volesse iniziare la carriera marittima cosa consiglierebbe?
«Alle nuove leve il consiglio che mi sento di dare è quello di espletare il proprio lavoro sempre con entusiasmo, di non viverlo come un obbligo bensì come una passione in quanto solo così si può ottenere il massimo. In oltre l’aggiornamento continuo che permette di rimanere al passo con i tempi.
Cosa fondamentale è imparare a lavorare in team e saper ascoltare, valutare e avvalersi dell’opinione di tutti i membri dell’equipaggio. A bordo ogni singolo elemento ha vissuto delle esperienze che possono arricchire il nostro bagaglio culturale/professionale».
Importanti cambiamenti attendono nei prossimi anni il settore marittimo globale: la decarbonizzazione delle navi; la produzione di energia offshore e massiccio sviluppo eolico nei prossimi 10 anni; l’arrivo di navi e droni autonomi nello spazio marino e sottomarino; la transizione del settore della pesca e dell’acquacoltura verso un modello sostenibile ad alto valore aggiunto per i marittimi; adattamento alle conseguenze del cambiamento climatico in mare e sulla costa.
Cosa ne pensa?
«Ovviamente la decarbonizzazione delle navi come di tutte le aziende è una necessità, come lo è rendere tutte le attività eco sostenibili. E’ ovvio che la trasformazione deve essere effettuata per gradi anche se siamo in forte ritardo. La mia opinione è che il ritardo è dovuto a una scarsa volontà della classe politica schiava dei poteri forti per lo più legati al fossile.
Si parla di passare a fonti di alimentazione eco-sostenibili che portano ad una modifica dell’impiantistica in qualsiasi settore tecnico compreso quello marittimo ma in questo discorso non viene mai trattata la questioni di riformazione del personale addetto. Detta formazione dovrebbe iniziare di gran lunga prima della messa in opera di detti impianti in maniera da non trovarci impreparati al momento della messa in marcia».
Quali sono gli obiettivi da parte dell’associazione nel corso del 2023?
«Gli obbiettivi oltre che al portare avanti le azioni per il riconoscimento dell’istruttore marittimo, il supporto alla gente di mare per le più svariate esigenze».
fonte IAM: “Migliorare le condizioni dei professionisti del mare” (centrosud24.com)