A. Napoli (Fit Cisl). La portualità tra criticità, difficoltà e inadempienze

La nostra portualità vive momenti di grande difficoltà. Servono grande attenzione politica e un’immediata inversione di marcia per tentare di stare dietro ai continui cambiamenti che attraversano il settore.
Innanzitutto, la continua evoluzione delle operazioni e dei servizi portuali richiede continui aggiornamenti normativi circa i pericoli che gli addetti corrono durante lo svolgimento delle operazioni. 
Abbiamo assistito negli ultimi mesi, ma non solo, a incidenti che purtroppo hanno avuto in alcuni casi esito mortale. Da tempo ormai chiediamo l’aggiornamento del d.lgs. 272/99, cioè della normativa dedicata al settore che risponde al bisogno di assicurare nel miglior modo possibile la tutela della salute e la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali dei portuali. 
La specialità della disciplina consente, infatti, di determinare gli obblighi e le responsabilità specifiche dei datori di lavoro e dei lavoratori in relazione alla
valutazione dei rischi specifici. Permette, inoltre, di definire criteri relativi all’organizzazione del sistema di prevenzione e protezione della salute e della sicurezza più idonei alla tutela dei portuali stessi. Queste sono solo alcune delle ragioni che ci hanno spinto nel ‘99, e ci motivano tutt’ora, a non abbandonare la strada della normativa speciale nell’ambito della sicurezza portuale in favore del suo inserimento nella disciplina generale costituita dal d.lgs. n. 81/08 che è, come noto, il testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. 
Riteniamo fondamentale, però, che la stessa venga adeguata ai bisogni generati dai continui cambiamenti che il settore vive, visto che una norma che non subisce aggiornamenti da più di vent’anni non può, sicuramente, essere ritenuta più efficace.
Come Fit-Cisl, abbiamo voluto lanciare una campagna straordinaria che ci vede impegnati, insieme alle altre organizzazioni sindacali e alle associazioni datoriali, in un percorso di
rilancio dei temi attinenti alla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e che impegna le parti nell’istituzione di una giornata nazionale dedicata da celebrare nei porti. Si tratta per 
noi di un obiettivo importantissimo a cui non siamo disposti a rinunciare. Chi conosce la nostra Federazione sa che crediamo molto nella formazione, ma anche nell’informazione e che riteniamo che temi importanti come quello della sicurezza debbano restare tra gli obiettivi primari di ogni azienda.
Altra questione importantissima, e che negli ultimi vent’anni ha generato innumerevoli lotte in banchina, è quella dell’autoproduzione.
Si tratta di un fenomeno che negli ultimi anni ha fatto registrare decine di ricorsi in tutta Italia, generando continue tensioni tra portuali, marittimi e armatori. Grazie al nostro incessante impegno abbiamo ottenuto l’emanazione dell’emendamento 199bis del decreto Rilancio 
che ha messo fine alla pratica scorretta dell’autoproduzione. O almeno così ci si augurava. Infatti, ancora oggi, a distanza di circa un anno, siamo in attesa del decreto attuativo che, secondo quanto disposto dalla stessa norma, doveva essere emanato del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione, ossia la 17 luglio 2020 n. 77. 
Ma cosa impedisce allora di mettere fine a questa grande disputa? Come Fit-Cisl continueremo a chiedere l’emanazione del decreto attuativo, che detterebbe finalmente le regole per lo svolgimento del servizio in autoproduzione, salvaguardando non solo la sicurezza di lavoratrici e lavoratori, ma anche i tanti posti di lavoro che in caso contrario andrebbero persi.
Anche il riconoscimento della categoria tra coloro che svolgono lavori particolarmente usuranti è una battaglia che da sempre come Federazione portiamo avanti e che non intendiamo abbandonare, neppure per un istante. 
È inaccettabile che ai portuali, che svolgono il proprio lavoro 365 giorni l’anno in turni che coprono tutte le 24 ore e in ambienti assai difficili e pericolosi, ancora oggi non si dia il giusto riconoscimento considerando il loro impiego tra le categorie cosiddette particolarmente usuranti. Recita infatti la norma di legge che ai sensi di quanto disposto dall’art. 1, comma 1, del d.lgs. 11 agosto 1993 n. 374 «sono considerati lavori particolarmente usuranti quelli per il cui svolgimento è richiesto un impegno psicofisico particolarmente intenso e continuativo, condizionato da fattori che non possono essere prevenuti con misure idonee».
Lavorare nelle stive delle navi, su una gru, sospesi nel vuoto a 14-15 metri di altezza per rizzare o derizzare dei container, talvolta in condizioni meteo molto difficili, non è forse usurante? 
È tempo che i portuali si vedano riconosciuto ciò che svolgono con grande dedizione e tanta professionalità. 
Con il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro abbiamo istituito il fondo di categoria per l’incentivazione all’esodo, che sicuramente darà un po’ di respiro ai portuali, ma il riconoscimento tra le lavorazioni particolarmente usuranti rimane, per la nostra organizzazione, un obiettivo di vitale importanza per riconoscere quello che è un dato di fatto, tutelare le lavoratrici e i lavoratori, restituire linfa vitale alla portualità e creare, in questo momento di grande difficoltà per il nostro Paese, nuove opportunità di lavoro.
Andando avanti nella disamina emerge la mancata realizzazione, in parte, di quanto previsto nell’ultima riforma del lavoro portuale, come ad esempio il piano dell’organico del porto. In giro per l’Italia registriamo infatti situazioni diverse: sono molte le autorità di sistema portuale che hanno redatto tale piano, contrariamente ad altre che non hanno ancora neppure avviato il procedimento. Tuttavia, così come possiamo leggere nella previsione normativa, lo stesso risulta fondamentale al fine di delineare il reale fabbisogno di un porto, prevedendo anche momenti di riqualificazione, che si rendono necessari anche per far fronte ai sempre nuovi sistemi di automazione che compaiono nei nostri siti.
C’è da evidenziare inoltre che alcune autorità, nonostante si siano impegnate per la realizzazione del documento strategico, non hanno nello stesso modo avviato percorsi formativi finalizzati alla riqualificazione delle maestranze portuali, finalizzati a far fronte alle nuove lavorazioni che si affacciano nella portualità italiana. 
Bisogna allora capire se tutte le parti del settore hanno compreso che è necessario farsi trovare sempre pronti. Abbiamo sempre ritenuto la formazione il primo e indiscutibile elemento di contrasto alla disoccupazione: ecco perché riteniamo che tutte le Adsp debbano dare piena realizzazione alle previsioni contenute nella norma che ha riorganizzato la nostra portualità. Ma non basta: un’ulteriore previsione fondamentale contenuta nella riforma portuale e ancora ad oggi non applicata in tutto o in parte è quanto previsto dall’articolo 11-ter “Conferenza nazionale di coordinamento delle Adsp”. Essa, che è istituita presso il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili e che vede la presenza di tutte le autorità portuali, ha il compito di coordinare e armonizzare, a livello nazionale, le scelte strategiche che attengono i grandi investimenti infrastrutturali e quelle di pianificazione urbanistica in ambito portuale, le strategie di attuazione delle politiche concessorie del demanio marittimo e quelle di marketing e promozione sui mercati internazionali del sistema portuale nazionale, operando, altresì, la verifica dei piani di sviluppo portuale attraverso specifiche relazioni predisposte dalle singole autorità di sistema portuale. A tale conferenza avrebbero dovuto partecipare i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, cosa che a oggi non ha ancora trovato riscontro.
Il poter fornire il nostro contributo, in un organismo così importante e strategico per la nostra portualità, è una cosa a cui non possiamo assolutamente rinunciare. Riteniamo fondamentale che la riforma portuale, strategica per il sistema Paese, debba trovare la sua piena applicazione in ogni sua forma. 
Per questo continueremo a chiedere l’applicazione delle norme nella loro interezza. Uno dei nostri obiettivi principali, infatti, è e resta la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori in ogni modo e in tutte le sedi.
In sintesi, c’è ancora molto da fare per la portualità e i portuali italiani, soprattutto se si vogliono sfruttare fino in fondo le opportunità preziose offerte dall’Europa, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Le intenzioni sono importanti ma i fatti lo sono di più: il settore ha grandissime potenzialità di sviluppo, ma che sia ordinato, altrimenti sarà effimero. Come sindacato continueremo a dare il massimo avendo chiaro in testa questo punto dirimente
TORRE D’AMARE IL SITO DEI MARITTIMI…………PER INSERIMENTI LOGHI SOCIETA’ COMUNICATI INVIARE EMAIL [email protected]….TELEFONO UFFICIO DAL LUNEDI AL VENERDI CELLULARE 3770803697…..SIAMO PRESENTI ANCHE COME WHATS APP 3496804446 SEMPRE ATTIVO…….SARETE RICHIAMATI NELLE PROSSIME 24 ORE DAL MESSAGGIO RICEVUTO……HAI DEI DUBBI SULLA DATA DELLA TUA PENSIONE?? QUALCHE NOTIZIA NON TI E’ CHIARA???? VAI SULLA VOCE PENSIONE, UN NOSTRO ESPERTO TI RISPONDE……
        

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