Steven Jones, fondatore del Seafarers Happiness Index, analizza come le esigenze delle vecchie navi e delle nuove tecnologie stiano incidendo negativamente sul carico di lavoro.
Schizzi
Si dice che il cambiamento sia un toccasana per la salute. Per i marittimi, però, questa è una sciocchezza. Eppure, pur essendo ottimisti, c’è molto da analizzare nel comitato tripartito della Convenzione del Lavoro Marittimo dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL). Quindi, prima domanda: si tratta di un cambiamento davvero positivo per cambiare la vita in mare, o solo di un iniziale trionfo della speranza sull’esperienza?
Nell’ultima riunione di Ginevra, il comitato ha affrontato questioni importanti, tra cui: il riconoscimento dei marittimi come “lavoratori chiave”, una spinta per aumenti salariali, il rafforzamento dei diritti di congedo a terra e misure per affrontare esigenze pratiche a bordo come la protezione dalle molestie, la fornitura di assorbenti mestruali e DPI (Dispositivi di Protezione Individuale) adeguati. Bellissimi ideali, certo, ma per chi è in mare tali promesse hanno una storia frustrantemente lunga di perdite di traduzione.
La vera valutazione del progresso normativo può essere misurata solo in base all’attuazione a bordo, e qui il quadro diventa molto meno certo. Quindi, lo status di “lavoratore chiave” cambierà davvero la routine quotidiana? Il miglioramento dei diritti di congedo a terra può superare gli ostacoli persistenti: soste in porto incredibilmente brevi, stanchezza che favorisce il sonno rispetto alla socializzazione, costi di trasporto proibitivi, funzionari scontrosi e terminal remoti? Possiamo forse fare delle ipotesi, ma per ora teniamo la cosa alla leggera.
L’adeguamento al rialzo delle retribuzioni dei marittimi segna un (piccolo) progresso, ma ecco che arriva la realtà: il vero valore della retribuzione deve sempre essere valutato nel contesto delle reali condizioni di lavoro e delle ore di lavoro prestate. Gli aumenti sono ovviamente benvenuti, ma la domanda fondamentale persiste: questi adeguamenti riflettono davvero il valore dei marittimi e le richieste a loro rivolte?
È preoccupante che, qualunque cosa possiamo sospettare, non possiamo affermarla con certezza. Semplicemente non conosciamo il quadro completo, poiché il settore marittimo non dispone di una visione accurata dei reali carichi di lavoro dei marittimi. Secondo la World Maritime University (WMU), due terzi dei membri dell’equipaggio ammettono di falsificare i propri registri di lavoro/riposo per apparire conformi. Questa diffusa manipolazione crea un divario significativo con la realtà, in particolare tra armatori e bandiere che occupano i livelli più bassi degli standard del settore.
Forse il problema più significativo è la misurazione del riposo e della ricreazione, che ci riporta al problema attuale dei permessi a terra. Nell’ultimo rapporto del Seafarers Happiness Index (SHI), i permessi a terra rappresentavano una preoccupazione importante, accanto al suo gemello più preoccupante, la stanchezza.
Stanchezza, mancanza di tempo libero e scarse possibilità di sbarcare dimostrano che i problemi di carico di lavoro sono le principali cause di stress e malcontento in mare. Programmi di lavoro incessanti, con scarsi o nulli margini di riposo, aggravano la stanchezza derivante da una fatica incessante. Questo crea una spirale di frustrazione e un morale a terra. Gli ultimi dati sulla felicità dipingono un quadro desolante, soprattutto sulle navi più vecchie, dove orari compressi, ispezioni sempre più frequenti e un equipaggio in calo erodono energia, resilienza e volontà.
I rischi per il benessere e la sicurezza operativa sono gravi. Una bomba a orologeria a causa del carico di lavoro minaccia il settore, soprattutto perché gli equipaggi devono manutenere navi obsolete e adottare nuove tecnologie. Per i marittimi, le navi vecchie significano nuovi problemi e le nuove soluzioni sollevano vecchie paure.
Le navi obsolete rappresentano una tempesta perfetta. Gli equipaggi, sotto pressione, si trovano ad affrontare un carico di manutenzione sempre crescente, costretti a risolvere solo i problemi più critici. La manutenzione differita minaccia sia la sicurezza della nave che il benessere dell’equipaggio, poiché gli arretrati si accumulano e incidono pesantemente sul morale. Quando le navi finalmente raggiungono il porto, le riparazioni essenziali spesso distruggono ogni speranza di un permesso a terra, a prescindere da ciò che le nuove normative potrebbero promettere. Mentre Capi e Sovrintendenti esigono lavoro, la nave viene prima di tutto, e le ore di lavoro forzate sono la norma.
Questo ciclo di carico per l’equipaggio crea non solo esaurimento fisico, ma anche stress psicologico, poiché i marittimi faticano a mantenere operativi sistemi obsoleti con tempo e risorse inadeguati. La manutenzione preventiva è un lusso che raramente possono permettersi.
Ma la sfida non finisce qui. Accanto alla lotta contro il deterioramento delle navi, incombe l’altrettanto arduo compito di padroneggiare nuovi sistemi e tecnologie. I marittimi segnalano una crescente frustrazione nel dover installare, ottimizzare e utilizzare nuove tecnologie senza una formazione o un supporto adeguati. La riduzione del carico di lavoro, a lungo promessa, non si è ancora concretizzata.
Al contrario, l’implementazione crea nuovi fattori di stress. Le aziende installano nuovi sistemi aspettandosi risultati immediati, spesso fornendo scarso supporto significativo. I funzionari sono responsabili di apparecchiature complesse e non familiari, con una documentazione inadeguata o eccessivamente tecnica.
I marittimi devono imparare da soli, al volo, gestendo al contempo i loro compiti originali e quell’arretrato di manutenzione apparentemente infinito. La pressione aumenta, le richieste si moltiplicano e le promesse scintillanti dei venditori di tecnologia si sgretolano di fronte alle pressioni del mondo reale e alle aspettative irrealistiche.
Purtroppo, perfino lo status di “lavoratore chiave” offre ai marittimi poca protezione dalla dura realtà di avere troppo da fare, troppo poche persone per farlo e che tutto sia troppo difficile da realizzare.
https://splash247.com/managing-the-crew-burden-cycle
FONDO ASSISTENZA NAZIONALE INTEGRATIVA MARITTIMI
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