Amalfi, festeggia il “Comando d’Argento”: 25 anni da Comandante di nave di Salvatore Barra

La prima volta da comandante, la solitudine del comando, le responsabilità che gravano su chi guida una nave, e persino i momenti più difficili come portare notizie luttuose—tutto trasmette un vissuto intenso, fatto di sacrificio, crescita e passione.

Come non ricordare la riflessione sulla bussola magnetica uno degli argomenti che ha colpito particolarmente il Comandante Barra, nonostante le innovazioni tecnologiche, il valore delle tradizioni e della conoscenza acquisita nel tempo rimane insostituibile. E poi c’è la questione della lontananza dalla famiglia, che rende il ritorno a casa il momento più prezioso. La vita di un marittimo è piena di sfide, ma anche di grandi soddisfazioni, incontri significativi e legami profondi.

E che onore assumere il comando della MSC Celestino Maresca, soprattutto con il significato speciale che ha per la memoria del comandante Maresca! Il racconto è la testimonianza di una carriera vissuta con dedizione e cuore.

Di Salvatore Barra, Capitano Superiore di Lungo Corso

Da bambino mio padre mi raccontava le esperienze che aveva vissuto durante il servizio di leva in Marina Militare. Dalla casa, che affacciava sul golfo di Amalfi, mi piaceva e mi appassionava osservare il traffico navale che si svolgeva nell’area portuale.

Da ragazzo, negli anni ’70, conobbi il compianto Bonaventura Esposito, pescatore e storico ormeggiatore del porto di Amalfi, il quale, oltre a darmi i primi rudimenti dell’arte marinaresca, mi trasmise l’Amore per il mare. Ancora oggi, in certe particolari situazioni di navigazione, faccio riferimento ai suoi preziosi insegnamenti.
Da adolescente decisi di iscrivermi all’IPSIAM Giovanni XXXIII di Salerno, ove trovai un ambiente e professori meravigliosi, bravissimi e competenti, diretti dall’indimenticabile Preside Matteo Consiglio. Successivamente mi diplomai all’Istituto Nautico “Nino Bixio” di Piano di Sorrento.

Da giovane:
29 Aprile 1978 – Primo imbarco su Nave Salvataggio Proteo – Marina Militare – su quella nave conobbi uomini altamente specializzati, veri professionisti del mare, di superficie e subacquea, implementando la mia formazione marinara.
20 Agosto 1981 – Primo imbarco in Marina Mercantile – Motonave Philippa – della MSC. Cargo tradizionale; una vera e propria “Nave scuola”.

Da adulto:
28 Gennaio 2000 – Primo Comando – su Motonave MSC Camille
30 Maggio 2024 – Il “NAUTES” Gruppo di lavoro tra Comandanti Superiori di Mare mi conferisce “L’Alto Grado Onorifico di Sommo Capitano Superiore di Mare”.

A volte, anche un semplice incontro può essere illuminante per fare emergere i talenti nascosti che possediamo, tendenze e attitudini. Quando intrapresi la carriera marittima, non avevo mai pensato ad altro se non a dare il massimo in tutte le attività lavorative di mia competenza. Sempre sottoposto al giudizio dei miei superiori, molti di essi, splendide persone, altre meno, ma mi sono sempre adeguato. Allora ero carente in autostima e comandare una nave era fuori dai miei progetti. Evidentemente mi sbagliavo!

Senza dubbio, le 250 miglia più “lunghe” della mia vita furono quelle percorse per coprire la distanza da Livorno a Marsiglia il 29 Gennaio del 2000. Il mio primo viaggio da Comandante di una nave.
Il giorno prima, infatti, avevo assunto per la prima volta il Comando di una nave: la “MSC CAMILLE”, un vecchio cargo varato in Finlandia nel 1970 e successivamente trasformato in portacontenitori. La nave aveva una lunghezza di 175 metri, larga 25 ed un pescaggio massimo di 10 metri; poteva trasportare fino a 950 contenitori (Teus), due eliche a “passo variabile” e un’elichetta di manovra a prua, scafo solido, ben tenuta ed efficiente. Per me, a prescindere, la MSC Camille era e rimarrà la nave più bella del mondo; come il primo amore che “non si scorda mai!”
Era il 28 Gennaio, giorno molto caro agli amalfitani per la festività del Capo di Sant’Andrea Apostolo, eravamo ormeggiati alla Darsena Toscana del porto di Livorno. Ancor’oggi ricordo il turbinio di sentimenti, emozioni, ansie e trepidazioni che mi passavano per la testa in quei momenti. Quel giorno apparentemente infinito era l’occasione della mia vita che non potevo fallire, era il mio “giorno prima degli esami”, il giorno delle ripetizioni di tutte le lezioni di una vita, lavorativa e non, frutto di tante esperienze regresse, era il mio sogno che si stava avverando. I tanti auguri ricevuti per la promozione mi furono da supporto ed incoraggiamento, così come le tante raccomandazioni e gli inviti alla prudenza.
Provai un’emozione grandissima, quando un marinaio mi salutò chiamandomi per la prima volta “Comandante!”; la medesima sensazione che ebbi quando mi sentii chiamare “Papà” per la prima volta da mio figlio.
“Chiamami appena arrivi a Marsiglia, non farmi stare in pensiero”, dalla voce di mio padre, che sentii telefonicamente prima della partenza da Livorno, trapelavano felicità ed orgoglio ma anche tante preoccupazioni che scaturivano nelle raccomandazioni di rito, per i genitori i figli restano bambini a vita. Mia madre invece invocava la protezione di Sant’Andrea Apostolo, Patrono di Amalfi: “Tu davanti e Sant’Andrea dietro!”
In effetti, quel breve viaggio da Livorno a Marsiglia sembrò infinito. Bastava un rumore anomalo, un allarme qualsiasi, un odore strano, un grido o qualsiasi altra anomalia, a mettermi in uno stato di allerta per capire ed eventualmente prevenire possibili pericoli. Era il peso delle responsabilità, che da allora non mi avrebbe più lasciato.

Successivamente, cominciai a sperimentare la “Solitudine del Comando”, di cui ne avevo sentito parlare da tanti comandanti, senza comprenderne appieno il significato. Questa “nuova” condizione non era altro che voler assumere un atteggiamento consono al nuovo grado, ove giustizia ed imparzialità dovevano prevalere in tutte le decisioni prese, essere sempre disponibile con tutti, senza mai allacciare singoli rapporti privilegiati che potevano generare invidie e gelosie. Solitudine ma non isolamento.
Così dovrebbe essere per tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità sia nel pubblico che nel privato.

Uno dei compiti più ingrati da affrontare era quello di comunicare una notizia luttuosa ad un uomo dell’equipaggio. Le navi in navigazione comunicavano con la terraferma quasi sempre per mezzo Telex. Quando arrivava un messaggio privato, quasi sempre si trattava di brutte notizie di eventi luttuosi o drammatici. Al Comandante spettava il triste compito di informare la persona interessata. Circostanza che bisognava affrontare con tutta la delicatezza possibile, tenendo conto del carattere e della cultura di provenienza del soggetto interessato. Si dovevano usare parole adatte alla circostanza e tanta, tanta umanità; nella maggior parte dei casi le distanze del grado si azzeravano e il tutto si risolveva con un forte abbraccio che sanciva, di un momento, una perenne intimità.
Oggigiorno, con la disponibilità di Internet, le notizie arrivano in tempo reale a tutti ed il problema non si pone.

Il mio primo viaggio da Comandante fu semplicemente fantastico: dopo Livorno andammo a Marsiglia, poi Canale di Suez (via Bocche di Bonifacio e Stretto di Messina), Mar Rosso, Oceano Indiano, Isole Comore, Isola della Reunion, Isola Mauritius, Madagascar, Sud Africa, Oceano Atlantico, via Capo di Buona Speranza, Inghilterra, Belgio, Francia, Spagna e ritorno a Livorno dopo due mesi e mezzo ed aver compiuto il periplo dell’Africa. A Livorno venne a trovarmi la mia famiglia che allora era composta solo da mia moglie e mio figlio Giuseppe.

Da quel 28 Gennaio 2000 sono passati 25 anni, un quarto di secolo, tanta acqua è passata sotto i ponti, o meglio sotto le carene delle trentuno navi che finora ho comandato; ho navigato in tutti i mari ed oceani, scalato i porti dei cinque continenti, affrontato tempeste, effettuato soccorsi in mare, emergenze varie, su tutte: la morte per infarto di un macchinista indonesiano nel 2012, che spirò tra le mie braccia ed un marinaio indonesiano, accidentalmente caduto in mare nel 2023, il cui corpo non fu mai recuperato; esperienze difficili da superare e che lasciano il segno.
Tuttavia, nella nostra attività, vi sono anche molti aspetti positivi. Oltre il tipo e la qualità tecniche del nostro lavoro, abbiamo modo di interfacciarci con tantissime persone, soprattutto operatori terrestri, visitatori e persone comuni con le quali ampliamo i nostri orizzonti umani e culturali, che spesso sfociano in belle e durature amicizie.

Nel primo quarto di secolo del nuovo millennio, abbiamo vissuto drammaticamente attentati, guerre, pandemie, etc., fino a quel momento impensabili ed imprevedibili, che hanno condizionato ed alterato gli equilibri geopolitici, fino ai nostri giorni.
La tecnologia si è particolarmente sviluppata, l’elettronica in particolare. Sulle navi gli apparati di navigazione e di propulsione ed i sistemi di comunicazione sono gestiti prevalentemente da computer e satelliti. Fantascienza fino a qualche decennio fa. Tuttavia, nonostante tutto, non si dovrebbe mai prescindere dall’intelligenza e dall’esperienza umana acquisita nel corso dei secoli.
L’uomo è e rimane l’artefice principale di tutte le attività che si svolgono a bordo. Non a caso, tutti gli strumenti elettronici che si trovano in plancia sono definiti “aiuti alla navigazione”.
Da amalfitano, mi preme ricordare che la “Vecchia” e gloriosa Bussola Magnetica, orgoglio della marineria della nostra terra, apparentemente “Cenerentola” tra i tanti e sofisticati strumenti nautici, non sfigura affatto.
Una nave mancante della bussola magnetica non può essere autorizzata alla navigazione. La bussola magnetica certamente non è un “pezzo da museo”, come molti pensano. Con i numerosi visitatori che accogliamo a bordo, sovente prendo spunto dalla bussola magnetica per parlare di Amalfi e dei suoi primati “nella natura, nella storia e nell’arte”. Tanta roba.

La famiglia.
Altro capitolo, di un libro mai scritto, è quello inerente alla lontananza dai propri cari. Un libro in cui si intrecciano le numerose trame della nostra vita familiare, che si svolgono parallelamente a migliaia di chilometri di distanza, in cui i principali ostacoli sono costituiti dallo spazio e dal tempo, che ci privano della necessaria serenità, che ci fanno vivere un senso di continua impotenza.
Alla lontananza non ci si abitua mai.
Infatti il “lieto fine” del “libro non scritto”, consiste nel ritorno a casa con il ricongiungimento familiare, dopo un periodo di imbarco e tante privazioni. In attesa di richiudere nuovamente la porta, dopo aver dato l’ultimo abbraccio, lasciandoci alle spalle moglie e figli e ripartire per andare su di un’altra nave, recando un peso interiore, superiore al peso di qualsiasi valigia.
Storie comuni a tanti marittimi.

Il 28 Gennaio 2025, giorno del mio XXV anniversario da Comandante, ho accettato, con onore e tanta emozione, il comando della Nave “MSC Celestino Maresca”, una mega portacontainer di ultima generazione.
La MSC Celestino Maresca è stata la prima unità della flotta ad essere nominata con nome e cognome, anzi con soprannome e cognome, perché in realtà il Comandante si chiamava Antonino ma era chiamato e conosciuto da tutti come “Celestino”, per il colore dei suoi occhi celesti.

Ho conosciuto e collaborato con il Comandante Celestino Maresca per oltre un ventennio, apprezzandone le sue alte qualità umane, morali e professionali; per me un grande Maestro.
Un esempio positivo come pochi, e come pochi sapeva ascoltare, capire e dirigere con autorevolezza, delicatezza e competenza.

Il Comandante Celestino Maresca era il Direttore dell’Ufficio Tecnico della MSC di Piano di Sorrento, ruolo di grandissima responsabilità che svolse con grandi capacità professionali, contribuendo fattivamente alla crescita ed allo sviluppo della flotta MSC.

La sua dipartita lasciò un vuoto incolmabile.
Nei precedenti articoli non avevo mai citato il nome della nave sulla quale ero imbarcato, questa volta l’ho fatto come “atto dovuto” nei confronti di una grande e cara persona, qual era il Comandante Maresca.
Mi piace pensare che il Comandante Antonino Celestino Maresca, dopo aver speso una vita sulle navi e per le navi, il suo ricordo “vive” ancora per mezzo di una grande nave che naviga nell’infinità dei mari del mondo.

29 Aprile 2025, Oceano Indiano – in navigazione da Singapore a Vizhinjam (India)

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