Giuseppe D’Anniballe. “Giustizia è fatta dopo oltre sette anni”

Correva il mese di dicembre dell’anno 2017 quando ebbe inizio il mio calvario giudiziario per cui fui rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione, in merito alla nota vicenda che i media etichettarono “Esami truccati, giro di mazzette per lavorare sulle navi”.
Tutto ebbe inizio dall’avere gli organi investigativi e requirenti sostenuto che un Decreto emanato dall’Autorità amministrativa periferica potesse modificare la norma di grado superiore cui invece avrebbe dovuto dare puntuale e corretta applicazione, peraltro trattandosi di Legge speciale. Solo il Giudice di prime cure, GUP dott. Riggio, ricondusse i fatti nel pieno rispetto delle fonti dell’ordinamento giuridico italiano, derubricando l’accusa d’origine in traffico illecito d’influenze (Art. 346 bis c.p.), secondo una condotta relativa alla natura di ritenute segnalazioni a fini di “raccomandazioni”, certamente diversa e di disvalore
sicuramente di molto inferiore all’originaria accusa di corruzione.
Ricorsi prima in Appello e poi in Cassazione perché non avevo mai avuto comportamenti assimilabili all’art. 346 bis del Codice Penale, non avendo mai prospettato a nessuno di avere conoscenze per percorsi agevolati nel conseguire qualificazioni professionali e nemmeno avevo mai chiesto soldi per eventuali ipotetiche mediazioni, così come può evincersi dagli atti delle indagini e istruttori. Di rilievo che le assoluzioni di cinque fatti nei primi due gradi di giudizio furono pronunciate con la formula “perché il fatto non sussiste”o “per non avere commesso il fatto”.
Dopo oltre ben sette anni infine la Sesta Sezione della Corte di Cassazione, con propria decisione del 04/02/2025, ha annullato la Sentenza della Corte d’Appello di Palermo emessa il 16/01/2024 perché gli ultimi due fatti residuali a me ascritti non costituiscono reato.
Plauso agli avvocati Ninni Reina e Massimo Blandi che mi hanno assistito in maniera superlativa in questa lunga e dolorosa vicenda.
Nel concludere ritengo opportuno un passaggio su una intercettazione che mi riguarda, estranea ai fatti che mi furono contestati, comunque diffusa all’epoca da alcuni mass media.
La frase che ebbi a proferire di , estrapolata da una mia conversazione telefonica di cui non rammento nemmeno l’interlocutore. La dissi non per piglio pseudo/mafioso ma quale rafforzativo della valenza che avevo all’epoca tra i lavoratori marittimi, avendo conseguito con la mia attività sindacale non indifferenti traguardi per la categoria cui appartenni, alcuni di notevole rilievo quale essere stato il suggeritore tecnico di parte politica per il mantenimento della pensione di vecchiaia anticipata ex art. 31 L. 413/84 con il D.P.R. 503/92 e l’inserimento della categoria dei marittimi nel D.L. anno 1993 tra quelle ad usura da regolamentare, purtroppo poi escluse nel 1999 dal governo D’Alema.
Di ciò dispongo le prove documentali, lieto da fare visionare a chi ne avesse interesse.
Palermo, lì 09/02/2025
Francesco Giuseppe D’Anniballe
Capitano Superiore di Macchina

Corte di appello di Palermo

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