Quarantuno anni fà ci fu il naufragio con 24 vittime del mercantile savonese nel golfo di Biscaglia avvenuto il 14 gennaio del 1984 e Sabato 18 gennaio, alle ore 11, ci sarà la cerimonia davanti la lapide dedicata alla Tito Campanella che sarà benedetta da don Piero Giacosa, cappellano della Stella Maris, realtà che con don Mario Genta era stata (e rimane) il riferimento, il “rifugio” della gente di mare e l’aiuto dei familiari e dei giornalisti che seguivano il caso della Tito Campanella.
Una tragedia mai dimenticata e il mare non restituì né i corpi né la nave ma, soprattutto, né verità né giustizia.
Le indagini e i processi si conclusero con una sentenza di proscioglimento degli imputati in appello.
Lo scorso anno, in occasione del 40° anniversario, furono organizzati due eventi in ricordo della tragedia e fu annunciata la posa di una lapide con i nomi delle vittime entro il 2025.
Sabato 18 gennaio alle ore 11 ci sarà la cerimonia di posa della lapide davanti alla Torretta, alla presenza dei parenti delle vittime e delle autorità locali.
Durante la cerimonia, sarà ricordata anche un’altra tragedia marittima, quella della motonave Levante, affondata in Sardegna, e quella della Marina D’Equa, consumatasi nel 1981
Il processo penale si concluse con un’assoluzione in Corte di Appello dopo una condanna per alcuni imputati in primo grado. Le condizioni della nave dell’Alframar di Savona erano carenti come emerse dalle lettere inviate da alcuni marittimi ai loro familiari e, tra queste, quelle del radiotelegrafista albissolese Piergiovanni Dorati e dal primo macchinista, Antonio Gaggero di Celle Ligure e la stessa sistemazione del carico nel porto di Oksolesund (Svezia) di partenza fu ritenuta non idonea da parte della commissione di inchiesta parlamentare in cui si batté a lungo l’allora deputato savonese Aldo Pastore con i familiari assistiti dall’avvocato Nanni Russo e l’appoggio di don Mario Genta.
I familiari delle 24 vittime – tra cui nove liguri di cui tre savonesi, oltre a Dorati e Gaggero c’era anche il giovane di macchina Marco Incorvaia con altri marittimi pugliesi, campani e siciliani – da 41 anni chiedono verità, giustizia e rispetto per i loro congiunti inghiottiti dal mare su una nave con gravi carenze.

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