Autoproduzione, portuali di nuovo sotto attacco

REDAZIONE TRC

Ci risiamo. A distanza di poco più di tre mesi dalla sentenza del Consiglio di Stato che sembrava aver legalizzato l’autoproduzione, ovvero la possibilità per gli armatori di utilizzare proprio personale per le operazioni di rizzaggio e derizzaggio a bordo dei traghetti, la questione torna prepotentemente d’attualità. Ad agosto era stato lo stesso Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, a parlare di errata interpretazione della sentenza dei giudici amministrativi, sottolineando che nulla sarebbe cambiato e che i portuali avrebbero continuato a svolgere il loro lavoro all’interno dei traghetti.

Adesso, invece, è stato un emendamento presentato durante il dibattito alla Camera dei Deputati sulla Legge di Bilancio a riaccendere i riflettori. Nell’emendamento, presentato dall’onorevole Luigi Marattin di Italia Viva, veniva modificato il comma 4 bis dell’articolo 16 della Legge numero 84 del 1994. Una modifica che, praticamente, annullava il divieto per gli armatori di utilizzare il personale di bordo per svolgere le operazioni di rizzaggio e derizzaggio. Montecitorio ha bocciato l’emendamento che però sarà integralmente riproposto al Senato. L’ennesimo attacco a quello che viene considerato un legittimo diritto dei lavoratori portuali trova completamente contrarie le organizzazioni sindacali. Uiltrasporti coglie anzi l’occasione per rilanciare. Il sindacato esprime soddisfazione per il mancato accoglimento dell’emendamento e annuncia che comunque sarà respinto qualsiasi tentativo di introdurre nel lavoro portuale l’autoproduzione non regolamentata, contrastando qualsiasi tentativo di scardinare la legge 84/94 che regola il lavoro portuale e garantisce il diritto di lavorare in sicurezza. L’organizzazione sindacale chiede che invece si lavori all’approvazione degli emendamenti alla legge di bilancio per la proroga delle agenzie portuali in deroga e dei sostegni ex articolo199 del decreto-legge Rilancio e di quello che renda finalmente esigibile il fondo di accompagno all’esodo per i lavoratori portuali. Una misura giudicata di buon senso, che garantirebbe il giusto ricambio generazionale.

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