Nicola Silenti
Il Piano nazionale del mare, di cui abbiamo scritto spesso su queste pagine, costituisce indubbiamente un punto di partenza necessario e un grimaldello imprescindibile per promuovere una più incisiva cultura del mare attraverso lo sviluppo di azioni concrete che, partendo dalle sedici direttrici del Piano stesso, devono essere finalizzate ad approfondire la conoscenza completa di questo straordinario elemento della natura per migliorarne la salvaguardia e la valorizzazione.Tutto questo può e deve avvenire anche attraverso quel meraviglioso e fondamentale strumento di comunicazione che è la “scrittura”,quando questa riesce a mettere al centro delle sue storie il “mare”, specie laddove richiama le nostre tradizioni marinare. Ed è stato proprio il mare al centro della prima edizione di “Pagine d’aMARE”, una rassegna letteraria nata per volontà del Cipom (Comitato interministeriale per le Politiche del mare), sotto il patrocinio del Ministro per le Politiche del mare Nello Musumeci, con l‘obiettivo di “promuovere e diffondere la cultura del mare, come elemento essenziale della natura e come risorsa economica”.
La cerimonia di premiazione si è tenuta lo scorso 26 ottobre ad Amalfi, la più antica delle Repubbliche Marinare, nella suggestiva cornice del suo antico Arsenale, un tempo fucina delle grandi imbarcazioni che solcavano il Mediterraneo ed ancora oggi testimone di un’epoca d’oro della marineria italiana.
La rassegna, articolata in due sezioni,ha visto come vincitore della sezione narrativa il giornalista Francesco Maselli con il libro “L’Italia ha paura del mare”, che raccoglie una serie di reportage e saggi inediti raccontati con l’attitudine giornalistica dell’autore che indaga in prima persona fatti e luoghi legati al rapporto dell’uomo con il mare.
Nella sezione saggistica il premio è andato a Marco Valle con “Patria senza mare”, un’opera di segno universale che fa breccia, come mai nessuna prima, nell’anima e nella coscienza di chi oggi si ostina a definirsi afflitto da “marittimità acuta”, come ho già sottolineato nella recensione del libro (“Gli italiani. Un popolo di santi, poeti e navigatori respinti”, 7 giugno 2022, Destra.it).
Menzioni speciali sono andate ai volumi “Il mare è vita” di Elio Nicosia e “Massimo Garau: la vera storia del naufragio” di Gaspare Bilardello per la narrativa e a “Il mare che sale”di Sandro Carniel e a “Nuovi studi sulla Tabula de Amalpha” di Alfonso Mignone per la saggistica.
La manifestazione è stata una importante occasione per un confronto sui temi legati al “mare”, fondamentale patrimonio identitario italiano, coinvolgendo vari autori che hanno reso impegnativo il lavoro della giuria presieduta dal giornalista ed autore televisivo Mauro Mazza, coadiuvato dalla scrittrice e divulgatrice Licia Colò e da Aldo Berlinguer, avvocato e professore ordinario dell’Università di Cagliari.
Particolarmente significativa la menzione speciale assegnata al saggio di Alfonso Mignone, perché non solo ricorda l’importanza storica di Amalfi, che proprio nel mare ha una risorsa economica di primaria importanza, ma riprende anche un testo che rappresentò una pietra miliare nella storia del diritto marittimo.
Voglio congratularmi con l’amico Alfonso, con il quale ho condiviso varie esperienze personali e professionali, riportando le sue parole in risposta alla presentatrice della rassegna che chiedeva come mai avesse scritto un testo cosi audace e complesso: “Semplicemente perché Amalfi non è solo magia per tutti quelli che la visitano, ma anche un ponte tra Latini, Greci e Arabi in quanto i suoi abitanti piuttosto che restare confinati nel loro piccolo territorio, preferirono aprirsi al mare”.
Per evidenziare l’importanza di questo primo nucleo del diritto commerciale e marittimo è bene ricordare che quello della Tabula divenne “diritto vivente”, successivamente applicato anche nel Regno di Napoli, influenzando inoltre la redazione di altri statuti marittimi, come quello pisano e genovese.
“Pagine d’aMare” è un’iniziativa letteraria di qualità che merita di essere ripetuta periodicamente perché riconosce e assegna il giusto valore al “libro” e alla “lettura” come elementi chiave per una crescita della cultura del mare, della quale in Italia, mi dispiace affermarlo, siamo attualmente orfani.
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