Da infomarittimi
Nella storia del nostro Paese, pochi nomi hanno contribuito con dedizione, visione e sacrificio allo sviluppo del settore marittimo come quello di Vincenzo Onorato e della sua famiglia. Per generazioni, il gruppo Moby ha incarnato lo spirito dell’Italia che unisce, che abbatte le barriere geografiche e collega il continente con le sue isole, rendendo accessibili territori strategici per la vita economica, sociale e culturale del Paese.
Oggi, Vincenzo Onorato e i suoi figli Achille e Alessandro sono al centro di una vicenda giudiziaria che mette in discussione il loro operato in un momento di estrema difficoltà per il settore. Ma è fondamentale guardare oltre la superficie di queste accuse. La famiglia Onorato ha patteggiato non per ammettere colpe, ma per poter chiudere una questione che rischiava di prolungarsi all’infinito, logorando ulteriormente non solo l’azienda ma anche il morale di chi ha sempre messo il proprio lavoro al servizio della collettività.
Chi ha avuto modo di conoscere la realtà di Moby sa bene che il gruppo Cin-Moby non rappresenta solo una grande azienda di trasporti. Rappresenta un pezzo di storia italiana, un’azienda che ha sempre operato con l’obiettivo di rendere le isole italiane parte integrante della nostra nazione. Senza il lavoro di famiglie come quella degli Onorato, la Sardegna, la Sicilia e tante altre meravigliose isole italiane rischierebbero di restare isolate dal continente. Questo servizio, essenziale, ha permesso a migliaia di italiani di viaggiare, lavorare e vivere meglio.
Le difficoltà economiche degli ultimi anni, legate a una crisi internazionale che ha colpito in modo particolare il settore dei trasporti marittimi, hanno messo a dura prova anche una realtà solida come Moby. La famiglia Onorato, invece di arrendersi, ha versato somme considerevoli per cercare di ripianare i debiti e salvaguardare non solo l’azienda, ma anche i posti di lavoro di migliaia di dipendenti. Un gesto che sottolinea il loro senso di responsabilità sociale e il loro impegno nei confronti dell’Italia.
Tuttavia, l’implacabile macchina giudiziaria italiana sembra non tener conto dei meriti di chi ha speso la propria vita per unire il Paese. Si tratta di un sistema che spesso penalizza chi, come Onorato, ha fatto della propria azienda una missione di servizio pubblico, più che di profitto personale.
Vincenzo Onorato, erede di una tradizione familiare che ha fatto della navigazione un pilastro della nostra economia, merita rispetto e considerazione per quello che ha fatto per l’Italia. Lui e i suoi figli hanno portato avanti questa eredità con dedizione e coraggio, affrontando sfide difficilissime e dando sempre priorità al bene comune. Oggi, trovarsi coinvolti in accuse che rischiano di offuscare il loro inestimabile contributo è un’ingiustizia che va denunciata con forza.
La storia ci ha insegnato che i grandi uomini spesso pagano il prezzo più alto per il loro coraggio. Vincenzo Onorato e i suoi figli non sono dei criminali. Sono imprenditori che hanno fatto scelte difficili in tempi difficili, sempre pensando alla salvaguardia del patrimonio che rappresentano. Il patteggiamento è un atto di responsabilità, un passo per chiudere una pagina dolorosa e guardare avanti. Ma non deve essere interpretato come una condanna morale, bensì come una scelta per il futuro, per continuare a lavorare nell’interesse del Paese.
L’Italia deve molto agli Onorato, e speriamo che la giustizia, prima o poi, torni a riconoscere il valore del loro operato. Perché chi ha unito le isole italiane non può essere trattato come un qualunque colpevole, ma va celebrato come un costruttore di ponti, nonostante le tempeste.
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