Mare & lavoro/ L’irrisolta questione dei titoli professionali

Nicola Silenti

Anni di rabbia ripagati da un oceano di silenzio e indifferenza. Diffusa e riproposta a partire dal lontano febbraio del 2016 da varie testate online e blog di settore, la mia intemerata dal titolo “C’era una volta il capitano di lungo corso” non ha ancora avuto uno straccio di riscontro.

Per quanto da anni ci si sforzi di porre l’accento sull’importanza strategica del cluster marittimo nell’economia italiana, è ogni giorno più forte il sospetto che l’argomento “mare” continui a essere un vero e proprio tabù per la gente che conta (o che finge di contare) in Italia.

Per un tempo lunghissimo titolo professionale della marina mercantile italiana per i servizi di coperta, il fregio di Capitano di lungo corso è stato il simbolo della marineria italiana. Un titolo cui faceva da corredo un’abilitazione fondamentale, quella del comando di navi di qualsiasi stazza e velocità per qualsiasi destinazione. Uno status considerato un vero e proprio onore per tanto tempo, sino al famigerato provvedimento con cui l’esecutivo dell’epoca decise, senza nessuna plausibile ragione, di cancellare il titolo di capitano di lungo corso.

Una decisione di cui nessuno ha mai compreso davvero lo spirito, il fine, l’orizzonte, l’intendimento finale. Un provvedimento subito dai marittimi italiani come uno sfregio gratuito, ingiustificato e ingiustificabile tenuto anche conto che” in altri paesi della civile comunità mondiale i titoli professionali marittimi esistono ancora e vengono ancora conferiti e rilasciati con l’aggiunta di un certificato di competenza valido a livello internazionale”come dichiarato da Raffaele Minotauro, Capitano Superiore di Lungo Corso, in possesso inoltre del titolo onorifico di Comandante Superiore in virtù del RLD del 26 dicembre 1936,n.2164.

Questa denominazione, com’è noto, è omologabile a quella di commodoro della Marina Mercantile USA,UK e di Senior CAPTAIN  di  alcuni altri paesi.“Un certificato di competenza  rilasciato a norma di quanto previsto dalla normativa IMO, lo hanno tutti, ma a differenza di quanto è accaduto da noi, gli altri, hanno anche il loro importante e gratificante titolo professionale di Capitano di lungo corso”, continua Minotauro  aggiungendo inoltre  che ”quanto accaduto è lesivo ed umiliante per la nostra categoria. Siamo dei professionisti seri e non abbiamo voglia di agitarci ma, con immensa energia, intelligenza e con la opportuna, idonea dialettica, dobbiamo procedere insieme, tutti, in linea di fila, per poter riavere quanto, senza un giustificabile motivo e senza una comprensibile ragione, ci fu silenziosamente e con ingiustificabile volontà strappato” conclude Minotauro.

Incapaci di desistere, in tanti rifiutiamo di capitolare e continuiamo ad augurarci la venuta di un’anima illuminata che avrà l’ardire di mettere mano all’articolo 123 del Codice della Navigazione con un provvedimento che potrebbe rientrare anche nelle nuove competenze previste dal Comitato interministeriale per le politiche del mare.

Il tanto auspicato allineamento dell’Italia agli standard internazionali ha evidenziato, a nostro parere, una situazione di confusione perchè, senza nulla togliere alla importanza della STCW 78/95 e successive modificazioni, un conto è un titolo professionale mentre altra cosa è l’abilitazione e la qualifica a bordo. La categoria sente forte la necessità e il dovere di suggerire a chi ha la possibilità di farlo, di individuare il percorso più idoneo e veloce per la risoluzione del problema.

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