Massimiliano Cordeddu
“La ricerca tecnologica ci spinge verso elevati gradi di specializzazione – ha spiegato il prof. Cesare Saccani, ordinario di Impianti Industriali Meccanici dell’Università di Bologna e coordinatore del gruppo di ricerca – per quanto riguarda la gestione dei fondali nelle aree portuali che rappresenta un problema enorme. Un problema, innanzitutto ambientale, ma anche dal punto di vista dei permessi e di tutto quello che sta dietro ad una operazione di dragaggio estremamente importante. Tutto questo ha sancito la difficoltà di utilizzare la draga come elemento di gestione dei fondali. E’ stata emanata, inoltre, nel 2016 una legge che dà un indirizzo fondamentale su come devono essere svolti questi dragaggi. Il mio gruppo di ricerca del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha sviluppato questi sistemi e realizzato un progetto europeo ‘Life’, che si è dimostrato capace di gestire questi fondali in maniera assolutamente compatibile con l’ambiente e l’energia che serve per produrla. E in generale con l’ecosistema che sta intorno. In particolare – conclude Saccani – in aree straordinariamente sensibili come quelle dei porti nelle località turistiche”.
Il progetto, è stato presentato nel corso di un evento dal titolo; ‘Salvaguardia delle aree costiere e delle infrastrutture: cosa fare in cinque anni’, moderato da Roberto Montanari, dirigente e coordinatore della Regione Emilia-Romagna per le attività nel settore della difesa della costa. L’ente pubblico, infatti, è da sempre partner dei progetti di ricerca dell’Università di Bologna.
“E’ un progetto per noi fondamentale – ha dichiarato a margine del convegno Irene Priolo, vicepresidente e assessore alla Transizione ecologica e contrasto al cambiamento climatico, ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile della Regione Emilia-Romagna – anche perché questa analisi ci consente di evitare quei fenomeni di dragaggio che noi mettiamo in campo durante il periodo della balneazione. Per cui è una cooperazione con l’Università di Bologna che abbiamo messo in campo per dare una risposta ai Comuni che in questo modo hanno e avranno l’opportunità di avere del materiale solido, ma che non sia sottoposto a tutti i problemi di caratterizzazione. La collaborazione con il Dipartimento di ingegneria industriale dell’Alma Mater, inoltre, è strategica per capire come le maree o comunque le correnti possono modificare la nostra costa. Diciamo che la conoscenza e dunque la scienza diventano un patrimonio per poter dare delle risposte puntuali ai problemi dell’ambiente”.
Questa tecnologia ora è a disposizione di tutti quelli che vogliono diminuire l’impatto ambientale ed evitare in futuro quei costosi dragaggi che bloccano le attività all’interno di porti e porticcioli.
Dott. Massimiliano Cordeddu
Assegnista di ricerca – UniBo Dipartimento ingegneria Industriale
Giornalista professionista



