AGOSTINO APADULA • DIC 29, 2022
Con l’approvazione della legge di bilancio 2023 da parte del Parlamento delle norme previste al Consiglio dei Ministri, cambiano i parametri per l’applicazione della perequazione economica sui trattamenti pensionistici in essere.
L’entità della perequazione è stata stabilita il 9 novembre, quando il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti firmò il decreto con il quale ha disposto l’adeguamento del 7,3% dei trattamenti pensionistici, un importo calcolato sulla base dell’inflazione certificata a sua volta dall’Istat.
Le pensioni quindi aumenteranno, ma non tutte mediante l’applicazione della stessa percentuale del tasso d’inflazione. Infatti, la manovra prevista dalla legge di bilancio 2023 definisce un adeguamento progressivo dei trattamenti pensionistici all’inflazione, basato su una divisione in sei fasce di reddito.
Questo è il primo cambiamento sostanziale previsto dal nuovo governo, infatti, nel 2022 le fasce di reddito sulle quali insistevano gli adeguamenti perequativi, erano solo tre:
- 100% dell’inflazione per le pensioni di entità economica fino a 4 volte il trattamento minimo;
- 90% dell’inflazione per le pensioni di entità economica compresa tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
- 75% dell’inflazione per le pensioni di entità economica superiore a 5 volte il trattamento minimo.
Gli aumenti progressivi per l’anno 2023 calcolati sull’inflazione
Il governo, con la nuova manovra di bilancio, ha deciso, infatti, una strutturazione degli adeguamenti perequativi ripartita su sei fasce di reddito (e non più tre quindi), per le quali si prevede una diversa indicizzazione, a beneficiare, in termini percentuali, della novità saranno le pensioni più basse.
Ogni fascia di reddito vedrà quindi una rivalutazione, che decresce percentualmente al crescere dei trattamenti pensionistici percepiti.
Le pensioni minime usufruiranno nell’anno 2023 di una rivalutazione maggiorata dell’8,8% che salirà poi al 10% per l’anno 2024. Quindi nel 2023 in trattamenti pensionistici minimi saliranno di 46 euro netti, superando pertanto i 570 euro. Nel 2024 poi il loro valore arriverà a circa 580 euro;
Per gli over 75, solo per il 2023, verrà liquidata una pensione minima di euro 600,00 al mese.
- Ai trattamenti pensionistici contenuti entro 4 volte il trattamento minimo INPS, euro 2.101 euro lordi al mese massimo, si applicherà una rivalutazione al 100%, cioè il 7,3%, percentuale stabilita dal Ministero dell’Economia sulla base dell’inflazione calcolata dall’Inps;
- I trattamenti pensionistici compresi tra 4 e 5 volte il trattamento minimo Inps, euro 2.626 al mese massimo, usufruiranno di un adeguamento pari all’85%;
- I trattamenti pensionistici compresi tra 5 e 6 volte il trattamento minimo Inps, euro 3.150,00 al mese massimo, usufruiranno di un adeguamento pari al 53%;
- I trattamenti pensionistici compresi tra 6 e 8 volte il trattamento minimo Inps, euro 4.200,00 al mese massimo, usufruiranno di un adeguamento pari al 47%;
- I trattamenti pensionistici compresi tra 8 e 10 volte il minimo Inps, euro 5.250,00 al mese massimo, usufruiranno di un adeguamento pari al 37%;
- I trattamenti pensionistici superiori a 10 volte il minimo Inps usufruiranno di un adeguamento al 32%.
Resta inteso che a queste percentuali di rivalutazione bisogna sottrarre il 2% già anticipato da ottobre 2022
Diritto alla quiescenza con quota 103: di che si tratta, come funziona e cosa comporta
Nella legge di bilancio presentata dal governo e approvata dal Parlamento, finanziata sostanzialmente dai risparmi ottenuti con la riduzione degli adeguamenti pensionistici legati al tasso inflattivo, è stata prevista anche “Quota 103”, una misura che prenderà il posto della quota 102 che continuerà ad essere applicata per coloro, lavoratori dipendenti ed autonomi, che hanno maturato tale misura, età anagrafica di almeno sessantaquattro anni e 38 anni di contributi, entro dicembre 2022, si sottolinea che per tale misura è prevista “una cosiddetta finestra” che prevede la messa in quiescenza sei mesi dopo la maturazione dei requisiti.
La quota 103 approvata in sede di conversione in legge dal Parlamento, permette di lasciare il lavoro e accedere alla quiescenza alle lavoratrici e ai lavoratori che abbiano compiuto almeno sessantadue anni e che abbiano versato minimo 41 anni di contributi. Il calcolo dei trattamenti della pensione avverrà con il sistema contributivo intero o misto.
E’ prevista una finestra d’uscita di tre mesi per il personale del settore privato e una di sei mesi per il personale della pubblica amministrazione, per il personale della scuola ovviamente l’uscita è prevista al 1 settembre, con la decorrenza della pensione.
Parimenti il governo ha anche previsto una serie d’incentivi per chi dovesse decidere invece di spostare in avanti il momento del pensionamento, pur avendo maturato il diritto alla quiescenza.
Infatti, per chi deciderà di non andare in pensione nel 2023, pur in possesso di tutti i requisiti di Quota 103, sarà garantito un bonus del 9,19% in busta paga, che corrisponde alla quota di contributi che altrimenti sarebbe dovuta essere versata all’Inps. Questa forma d’incentivazione persegue l’obiettivo di spingere le lavoratrici e i lavoratori a continuare l’attività lavorativa pur essendo in possesso dei requisiti, al fine da limitare il più possibile la platea di coloro che anticipano l’uscita dal mercato del lavoro e ridurre così la spesa pensionistica. Il riconoscimento della misura non è automatico, ma è il lavoratore che deciderà, nei termini e nei modi che saranno definiti, di usufruirne o no. Questo nuovo modo di accesso alla quiescenza varrà solo per il 2023, poiché per il 2024 la maggioranza di governo si è proposta di modificare strutturalmente l’impianto della legge Fornero che allo stato vige.
In ragione della scarsità delle risorse economiche disponibili e al fine di contenere nel novero dei circa 40.000 tra lavoratrici e lavoratori che potranno usufruire di quota 103, il governo ha posto anche il vincolo sull’importo massimo della pensione liquidata che non potrà superare il limite delle 5 volte l’assegno minimo Inps, euro 2.625,00, in ragione di quanto è stato modificato l’assegno minimo Inps, fino al raggiungimento dei 67 anni di età. Questo vincolo impedirà sicuramente alla classe medica, questo potrebbe essere uno dei motivi fondanti che hanno ispirato la norma oltre alla scarsità delle risorse economiche disponibili, di accedere alla quota 103. Saranno esclusi da questa possibilità di accedere alla quiescenza ovviamente anche le lavoratrici e i lavoratori collocati nei parametri più alti dei rispettivi CCNL.
Al fine di contenere ulteriormente le spese sarà prevista, questo almeno si dice, una finestra d’uscita e pertanto le prime quiescenze dovrebbero avere inizio ad aprile 2023.
Opzione donna, nuovi requisiti 2023
Opzione donna introdotta per la prima volta con la legge 234/2004, prorogata più volte, ha permesso alle lavoratrici dipendenti con 58 anni di età e 35 anni di contributi e alle lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 anni di contributi di accedere ai trattamenti pensionistici in anticipo sulle norme previste, pur in presenza di decurtazioni congrue sull’entità economica delle pensioni, atteso che in questo caso le stesse venivano calcolate interamente con il sistema contributivo.
Anche per il 2023 il governo ha previsto di estendere questa possibilità, pur prevedendo nuove limitazioni: l’età è innalzata da 58 a 60 anni per le donne senza figli, mentre per le donne con un figlio l’età scende a 59 anni, con due o più figli l’età prevista sarà 58 anni, resta inalterato il limite contributivo di 35. Per questa tipologia d’uscita oltre ai limiti di età e di contributi, al fine di ridurne drasticamente il numero d’accesso, sono state previste ulteriori limitazioni legate a condizioni d’invalidità o presenza di stato di crisi nelle aziende di appartenenza.
Resta in ogni caso il sistema di calcolo contributivo intero per i trattamenti pensionistici che comporta perdite del 20-30% sull’entità economica delle pensioni.
E’ proponimento del governo di rendere più agevole questo tipo di uscita con una disposizione di legge nel corso del 2023.
Ape sociale sino al 31/dicembre/2023
Si tratta di una sorte di assegno di accompagnamento alla pensione di vecchiaia erogato in favore di categorie sociali più deboli a partire dei 63 anni di età.
E’ stata prorogata fino al 2023 la sperimentazione sull’Ape sociale, per questa tipologia di lavoratrici/lavoratori:
- lavoratrici/lavoratori che hanno esaurito la disoccupazione indennizzata;
- Invalidi con almeno il 74% d’invalidità riconosciuta;
- Caregivers;
- Lavoratrici/lavoratori addetti alle cosiddette mansioni gravosi.
Legge Fornero e regole d’uscita!
La legge Fornero ovviamente continua il suo corso, prevede:
- la pensione di vecchiaia con l’età anagrafica di 67 anni e almeno 20 anni di contributi;
- Pensione anticipata per le donne con 41 anni e 10 mesi di contributi;
- Pensione anticipata per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi;
- 41 anni di contributi a prescindere dall’età per i lavoratori precoci, ovvero che hanno almeno 12 mesi di contributi effettivi prima del 19esimo anno di età,
- Restano ancora per il 2023 la possibilità d’uscita per i lavoratori notturni e per coloro che sono impegnati in attività usuranti. I requisiti previsti ovviamente non cambiano.
Pensioni più alte per chi accederà alla quiescenza nel 2023/2024
Le morti dovute al Covid, hanno determinato una riduzione delle attese di vita, per conseguenza i valori dei coefficienti di trasformazione hanno risentito della pandemia.
I coefficienti di trasformazione del montante contributivo accantonato, applicati nei bienni 2023/2024 saranno pertanto più favorevoli di quelli applicati nel 2021/2022, ciò determinerà un assegno pensionistico più elevato rispetto di chi ha avuto accesso a pensione nei due anni precedenti, ovviamente a parità di contribuzione.
I coefficienti di trasformazione sono parametri che concorrono alla determinazione del calcolo della pensione con il metodo contributivo. Con questi valori il montante contributivo accantonato dal lavoratore durante la sua vita lavorativa è trasformato nella pensione annua.