COME CAMBIA LA PROFESSIONE MARITTIMA

di Tobia Costagliola

articolo tratto dal blog di Decio Lucano

Carissimo Decio, come vedi, il punto di partenza è sempre la Flotta Lauro, fonte inesauribile di informazioni e conoscenza ma, per me, anche un grande stimolo di ricerca. Infatti, come potrai vedere, il testo allegato è scaturito da una lettera ricevuta da un anziano Comandante.
Mi rendo conto che quanto da me scritto può rivelarsi prolisso e noioso soprattutto per le persone poco interessate. Tuttavia si tratta solo di una parte infinitesimale di quel sostanzioso filone che ci conduce, a ritroso, fino alle fonti più antiche della tradizione marinara e del Diritto e Commercio Marittimo.

E’ solo una sorta di “saggio” che, attraverso la storia della figura dello scrivano, rivela sinteticamente il complesso, interessante e mai interrotto “cammino” della Civiltà del Mare dai primordi ai giorni nostri.
La graduale e pur comprensibile scomparsa dello Scrivano risveglia un sentimento di nostalgia per i tempi che furono. Ma ben altri sono invece i sentimenti che mi pervadono se penso alla “scomparsa” del titolo di Capitano di Lungo Corso dovuta non all’evoluzione dei “tempi” ma all’evoluzione dell’ignoranza e “superficialità” che porta alla distruzione ed alla “dissacrazione” di valori e tradizioni che dovrebbero essere intramontabili.
Non so cosa avrei provato se, negli anni ’60, quando ancora navigavo, svegliandomi un mattino, qualcuno mi avesse detto che il mio titolo di cui andavo (e vado tuttora) fiero fosse stato inopinatamente cancellato.
Questo comunque è solo l’aspetto puramente romantico di un cambiamento che si rivela essere solo la punta di un Iceberg. E infatti, dal tono e dal contenuto del dibattito sviluppato dal tuo Foglio Telematico, emerge qualcosa di molto più complesso e sorprendente. L’abolizione del titolo di Capitano sembra ormai “digerita” da tutti, fatta eccezione, naturalmente, per coloro che erano e sono rimasti Capitani. Quelli che non lo saranno mai perché saranno “diversamenteCapitani non si porranno mai questo problema; a loro andrà bene tutto, anche di essere “discriminati” a livello internazionale per il loro carente o inadeguato stato di preparazione.
Penso con dolore e con tristezza a quanto accaduto nell’ormai lontano periodo che va dal 1997 al 2007 tra l’indifferenza di molti ed il compiacimento di quei pochi che vedevano, nelle modifiche apportate all’Art.123 del Codice della Navigazione,10 un chiaro segno di modernità ed adeguamento dell’Italia al livello delle altre nazioni marinare.
E invece, salvo smentite con fatti concreti, si è creata una situazione caotica ed ingovernabile senza alcuna indicazione di valide ed intelligenti alternative. E se ne sta discutendo ancora oggi, solo perché qualcuno (EMSA), dall’esterno del nostro sistema nazionale, a seguito di ispezione, ci mette in “infrazione” per carenza di competenza e preparazione.
Non voglio entrare nel merito delle varie posizioni, spiegazioni, sfoghi, teorie o progetti che emergono dal dibattito. Hanno tutte una logica ed una giustificazione.
Io vorrei porre alcune domande:
1.Come è potuto accadere? Le ultime sostanziali modifiche del Codice della navigazione risalgono al 2007!
2.Quale è l’ente istituzionale responsabile di tutto questo? Esiste?
Se esiste, dovrebbe essere in grado di coordinare ed imporre con autorevolezza, senza ulteriori vergognosi ritardi, efficaci soluzioni per mettere tutta la miriade di enti privati e pubblici in una posizione di pari dignità, competenza e preparazione.
4.Perchè gli Istituti Nautici o gli ex Istituti Nautici non hanno mai avuto un piano didattico adeguato ai tempi e uniforme per tutti?

Io individuo anche in questo aspetto una forma di grave anarchia.
Mi tocca constatare che, ormai, la preparazione basilare conti ben poco e che tutto si risolva con i “corsi “ a soddisfazione degli enti di controllo e di tutte le normative internazionali.
Apprendo che forse, a breve, potrà esserci un accordo tripartito tra Confitarma, Assarmatori e le Organizzazioni Sindacali storiche e così verrà risolta un problema contingente molto serio : l’imbarco degli Allievi ufficiali. Gli armatori si dovranno impegnare a sostenere il costo degli Allievi che così incominceranno quella carriera destinata ad avanzare in virtù di quei famosi “corsi”.
Voi pensate che questa sarà veramente la soluzione di tutti i problemi? Lo verificheremo nei prossimi anni con i riscontri da parte di coloro che ci considerano “sorvegliati speciali”. E “speciali” veramente lo siamo.
Ma, nonostante tutto, qualcuno mi può spiegare perché non esiste più il titolo di Capitano di Lungo Corso?

Non mi risulta che altre nazioni dalla gloriosa tradizione marinara abbiano abolito questo titolo.
Ma veramente c’è chi pensa che abolendo il titolo abbiamo risolto il problema della mediocrità, della inconsistenza e della scarsa preparazione?
A questo punto non mi resta che stendere un velo pietoso in attesa che qualcuno più autorevole e competente possa esprimere il suo giudizio su questa grottesca vicenda tutta italiana e ci spieghi come e perché sia accaduto e quale beneficio ne potrà trarre la categoria ora tanto ingiustamente bistrattata anche per l’effetto Concordia.
In conclusione rivolgo un appello a “chi di competenza” (ma chi è ?) : se non siete ancora in grado di darci una adeguata istruzione, mentre vi state ancora organizzando, ridateci, almeno, il titolo di Capitano di Lungo Corso !
E a tutti i Capitani o ex Capitani e futuri Comandanti, dico : Svegliatevi ! Vi consoli però la certezza che, una volta entrati in acque internazionali, coloro che parlano la lingua del mare, l’inglese, si rivolgeranno a voi appellandovi “Captain ” o ” Master”. Gli italici legislatori e burocrati lo sanno che quest’ultimo titolo discende direttamente dal “ Magister” (Vedi il testo allegato) di origine latina che gli inglesi non hanno ancora dimenticato dopo tanti secoli? (T.C.)

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