Usb Mare e Porti. Imbarco personale senza libretto di navigazione

Tempo d’elezioni e come triste usanza, ogni lobby bussa con i piedi alle porte della politica per ottenere ogni sorta di favori che li possa avvantaggiare.
Non fa eccezione l’armamento nazionale, già destinatario di sgravi fiscali e finanziamenti europei, regionali e nazionali di ogni tipo concessi dai governi di ogni schieramento.
Stavolta questi questuanti del profitto a buon mercato richiedono a gran voce la definitiva deregulation del mercato del lavoro marittimo domestico.
Da alcuni mesi, pur avendone completa responsabilità, le aziende del comparto marittimo ro-ro pax lamentano la carenza di forza lavoro da impiegare a bordo delle loro vetuste ed inquinanti navi (Ferry Raking: età media 29 anni).
La prima misura richiesta, e già sul tavolo del prossimo ministro dei trasporti, è la facoltà di imbarcare marittimi extraeuropei anche a bordo di traghetti impiegati su tratte nazionali.
È evidente che il periodo di transizione governativa non consente di soddisfare nell’immediato la richiesta degli Armatori e quindi la parte datoriale e la politica si sono affrettati a varare un provvedimento “tampone” per fornire manodopera ai signori dei traghetti che, tra un’avaria e l’altra, trasportano il popolo dei vacanzieri.
Si apprende dai giornali, visto che il testo dell’accordo non è stato reso pubblico, che l’armamento da settembre avrà la facoltà di presentare un piano di impiego per personale di camera e cucina sprovvisto di libretto di navigazione e dei corsi IMO, sembra nella capienza massima di 10-15 unità per nave.
In definitiva si ricalca quanto previsto per le navi da crociera sulla base dell’art. 17 della Legge 856/1986 con la differenza che la legge consente di appaltare servizi complementari di camera, servizi di cucina o servizi generali a bordo ad imprese nazionali o straniere mentre, nel caso in esame saranno direttamente le compagnie di navigazione ad ingaggiare detto personale.
Le contraddizioni che emergono sono tante, innanzi tutto si tratta di personale non marittimo, quindi a tutti gli effetti “lavoratori” a cui non si applica la normativa prevista per la gente di mare sia a livello previdenziale, che fiscale, che di tutela dagli infortuni e dalle malattie professionali.
Sul piano previdenziale trattandosi di lavoratori “non” facenti parte dell’equipaggio della nave, che esplicano a bordo attività di lavoro dipendente o autonomo, ad essi si applicano le ipotesi di cui alle circolari n. 56 del 22/3/1988 (Parte I, paragrafi 2 e 3), n. 102 del 15/4/1991 (paragrafo “C”) e n. 122 del 22/4/1994 (paragrafo “A”, punto 3).
Sul piano della tutela dagli infortuni e malattie professionali, non essendo personale marittimo il gravemente deficitario D.lgs. 271/99 non trova applicazione mentre, ha pieno titolo il D.lgs. 81/08 ed i suoi successivi aggiornamenti. In base a tale considerazione, gli armatori sono tenuti a produrre una valutazione dei rischi specifica non assimilabile a quella formulata per i lavoratori marittimi ed attuare i relativi provvedimenti di tutela e prevenzione conformemente alle disposizioni del D.lgs. 81/08 assumendo, tra l’altro, anche le conseguenti responsabilità in quanto datori di lavoro e, non essendo titolari della certificazione IMO/Basic, tale personale ausiliario, anche se familiarizzato, non potrà far parte dell’equipaggio ed assumere compiti di emergenza a bordo, riteniamo quindi, che esso dovrà essere imbarcato solo ed esclusivamente in soprannumero.


Unione Sindacale di Base Lavoro Privato Mare e Porti

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