Arresti domiciliali per sei dirigenti di S.I. Cobas e USB nell’ambito delle indagini sugli scioperi nel settore della logistica

Le due organizzazioni sindacali hanno proclamato uno sciopero di 24 ore
Alcuni dirigenti sindacali di S.I. Cobas e dell’Unione Sindacale di Base (USB) sono stati posti stamani agli arresti domiciliari su mandato della Procura della Repubblica di Piacenza con ipotesi di reato che vanno dall’associazione a delinquere per violenza privata, alla resistenza a pubblico ufficiale, al sabotaggio e all’interruzione di pubblico servizio e che sono riferite agli scioperi nel settore della logistica svoltisi dal 2014 al 2022.
Se nel motivare i provvedimenti i magistrati hanno sottolineato «la non sovrapponibilità tra le associazioni per delinquere formate dagli indagati e le sigle sindacali, queste ultime «votate alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori, diversamente dagli indagati», in risposta a tali provvedimenti, S.I. Cobas e USB hanno indetto 24 ore di sciopero di tutte le categorie del lavoro privato e pubbliche a partire dai turni serali della giornata di oggi.
S.I. Cobas ha reso noto che sono stati posti agli arresti domiciliali quattro dirigenti nazionali dell’organizzazione sindacale e che sono stati colpiti dalle medesime misure anche due esponenti nazionali di USB, mentre altre due misure cautelari sono state emesse per altri due esponenti locali di USB.
S.I. Cobas ha denunciato che «questa operazione ha l’obbiettivo di infangare e screditare il sindacalismo conflittuale nel suo insieme, strumentalizzando singoli episodi, del tutto fisiologici, di dialettica interna tra i lavoratori di diversa appartenenza di sigla all’interno di singoli magazzini, travisando volutamente i fatti, i termini e i contenuti di alcune dure vertenze sul territorio piacentino allo scopo di presentare le lotte contro lo sfruttamento e i salari da fame come una sorta di “faida” tra sindacati per accaparrarsi qualche iscritto in più».
S.I. Cobas ha evidenziato che «le lotte che la Procura vuole criminalizzare hanno portato in centinaia di aziende e magazzini a un miglioramento delle condizioni di vita e salariali dei lavoratori e al superamento di quel sistema di sfruttamento e caporalato in cui hanno da sempre sguazzato finte cooperative spesso legate alla criminalità organizzata e che, con la complicità dei sindacati confederali, si è allargato e alimentato come un cancro proprio grazie alla compiacenza e all’omertà di quelle stesse istituzioni e di quelle stesse procure che oggi si accaniscono contro il SI Cobas e l’USB».
Riferendosi al provvedimento emesso dalla Procura di Piacenza, l’Unione Sindacale di Base ha recriminato che «con ben 350 pagine di ordinanza si costruisce un vero e proprio “teorema giudiziario” sulla scorta di un elenco interminabile di “fatti criminosi” quali picchetti, scioperi, occupazioni dei magazzini, assemblee ecc.». «La logistica – ha sottolineato l’organizzazione sindacale – è uno degli snodi centrali dell’economia capitalista di nuova generazione, la circolazione delle merci è un ganglio determinante della catena del valore ed è lì che la contraddizione si esprime a livello più alto: sfruttamento della manodopera, per lo più straniera e ricattabile, utilizzo senza freni degli appalti e subappalti a cooperative anche con infiltrazioni, nemmeno troppo sotterranee, della malavita organizzata, diritti sindacali inesistenti e sistematicamente violati e quindi è lì che le lotte, il conflitto sono più dure e determinate e lì colpisce la repressione».