Il mondo marittimo chiede il ministero del Mare. Il governo dei terricoli risponde picche

Nicola Silenti

Ridare slancio, vigore e speranza all’universo marittimo italiano con un nuovo ministero del Mare. Un punto saldo di riferimento istituzionale verso cui far convergere le aspirazioni, indirizzare le urgenze e convogliare le criticità di uno dei settori più vitali e strategici dell’economia italiana nel segno di una riorganizzazione dell’intero comparto in nome della modernità e dell’efficienza. E’ questa la richiesta pressante che proviene dal mondo  marittimo italiano, impegnato da anni a tutti i livelli nel reclamare con forza la rinascita di una istituzione di riferimento a tutela di un universo dalle enormi potenzialità eppure sottoposto a un’infinità di freni, silenzi e muri invalicabili che ne offuscano l’orizzonte e ne complicano oltremodo il presente e il lavoro quotidiano.

Una richiesta pressante rimasta finora inascoltata nonostante il poderoso corollario di appelli, articoli, iniziative e manifestazioni che rilanciano sul tavolo della politica e del governo una necessità divenuta ormai inevitabile di sviluppare tutte le filiere produttive del cluster marittimo che spaziano dalla portualità alla logistica, dalla nautica alla cantieristica, dalla pesca al turismo ed infine al ciclo completo della movimentazione delle merci e passeggeri. Le recenti parole del presidente di Confitarma e Federazione del Mare Mario Mattioli nel suo intervento alla tavola rotonda “Governance e riforme, infrastrutture e intermodalità” parlano di una occasione irrinunciabile, l’ennesima, per ribadire il ruolo insostituibile dell’economia del mare per un sistema Paese in cui il novanta per cento delle merci viaggia via mare.

Un volano di sviluppo «che per il suo rilievo richiederebbe una più efficace e coerente attenzione sul piano politico e amministrativo», un sistema integrato di eccellenze e settori strategici da affidare a «un ministero del Mare sul modello francese che, grazie all’esperienza pluriennale di un segretariato del Mare, ha creato un organismo che mette a sistema le diverse competenze marittime sulla base di tre fattori: supporto e idea innovativa della politica, vigorosa amministrazione e un ampio coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti in un’azione di promozione e stimolo per il funzionamento del sistema». Un sistema che in Francia, ha spiegato Mattioli, è stato posto sotto un’unica direzione amministrativa creando un ambiente unico per le varie materie legate al mare: uno sportello unico in cui trasporti marittimi, cantieri, porti, pesca e ogni altra materia si trovano innanzi a un’unica interfaccia.

Un sistema, quello descritto dal presidente Mattioli, che nei giorni della pandemia e della guerra in Ucraina ha garantito all’Italia la sua filiera logistica garantendo ai cittadini l’approvvigionamento quotidiano di prodotti energetici, alimentari e sanitari a dispetto delle pesanti ripercussioni subite nei trasporti crocieristici e passeggeri, fermi da quasi due anni.

Argomenti inoppugnabili che tuttavia sembrano continuare a infrangersi su un inspiegabile muro di gomma, a giudicare dalle reazioni del ministro delle Infrastrutture in carica, Enrico Giovannini, che si è detto fermamente contrario alla proposta di un Ministero del mare, agitando a sostegno della sua netta chiusura il rischio di una ulteriore frammentazione delle competenze e di tempistiche, quelle necessarie per l’attivazione di un nuovo dicastero, destinate a prolungarsi per un tempo incalcolabile. Esemplare, a sentire il ministro, il caso del titolare della Transizione energetica Cingolani, impegnato da più di un anno a provare di ricondurre sotto le insegne dell’ex ministero dell’Ambiente almeno una parte dell’ex ministero per lo Sviluppo economico: un impegno sinora vano e che sembra sprofondare nelle sabbie mobili della burocrazia ogni velleità di cambiamento della macchina statale.

Un abisso che sembra avviluppare nel manto spettrale dell’immobilismo il sudore, l’impegno e la vitalità dei tanti, tantissimi marittimi italiani che chiedono alla politica niente di più che l’istituzione di un ministero. Un ministero del Mare che ogni giorno di più appare a ciascuno di noi il legittimo risarcimento di un imperdonabile torto subito.

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