La grande partita per il nuovo ordine mondiale

Nicola Silenti

Dietro l’offensiva della Russia in Ucraina, l’hanno ormai capito in tanti ma non tutti, che ci sia altro in gioco. Tra i tanti che non hanno capito di sicuro ci sono gli analisti da talk show e rotocalco insieme ai tanti profeti della superiorità occidentale e i conduttori radio – TV nostrani, usi a commentare le faccende del mondo con la stessa, identica supponenza di chi dispensa a tutti la verità che ha in tasca e le idee nel portafoglio.

Un paese come la Russia, che copre una superficie di quasi 18 milioni di chilometri quadrati su due continenti, il più grande del pianeta, di sicuro non dichiara guerra a un paese vicino per puro e semplice espansionismo territoriale. Non è questo che muove la Russia ed ha indotto Putin a una guerra dagli esiti imprevedibili e dai costi umani in tutti i casi esorbitanti e a una serie di conseguenze economiche che rischiano di mettere in ginocchio l’economia russa, tutt’alto che brillante. Non è questo che scatena la potenza di fuoco degli Stati Uniti d’America e dei suoi docili alleati europei a un rimescolamento del grande gioco finanziario, economico e commerciale del mondo. E non è questo che rischia di trascinare dalla stessa parte della barricata di Putin due giganti del peso di Cina e India, tutt’altro che bendisposti in questi giorni ad assecondare le mosse dell’Occidente.

Il punto è proprio questo e nessuno può davvero credere che a sciogliere le briglie della potenza militare russa possa essere il cruccio di un folle o il disegno criminale di una potenza votata al martirio o all’estinzione del genere umano, e non si può pensare che i grandi attori della scena mondiale siano disposti a mettere in gioco la sopravvivenza del genere umano per un capriccio di pochi leaders.

Il fatto è che in gioco c’è la leadership globale e in queste ore l’Occidente assiste alla fine dello strapotere americano. Il mondo dei due blocchi divisi dalla cortina di ferro è finito nel 1989 e quello della supremazia capitalistica occidentale e della globalizzazione come mantra mondiale si sta estinguendo oggi davanti ai nostri occhi. Senza l’appoggio di una formidabile economia come quella cinese Putin non avrebbe mai azzardato la sua strategia, e mai avrebbe mosso i suoi uomini prima nell’ex Yugoslavia, poi in Georgia e poi ancora in Siria, fiaccando i desiderata di Washington sino alla batosta rimediata dall’esercito americano in Afghanistan con annessa ritirata. C’è un mondo che oggi alza la voce, e quel mondo adesso ha smesso di dire all’America sempre e soltanto sì.

Quel mondo si chiama Russia, Cina, India e paesi alleati. Un mondo vastissimo per estensione territoriale e per popolazione, ricco di risorse naturali, tecnologia, denaro, uomini e influenza e nel contempo cosi potente che il nostro mondo, quell’Occidente che ha scritto la storia degli ultimi due secoli, appare adesso così piccolo e fiacco da non spaventare più nessuno. Per rendersene conto basta esaminare le reazioni di Russia e Cina alle parole, ma soprattutto alle sanzioni decise da Joe Biden: la reazione della Cina di non condannare la Russia e la sua offensiva in Ucraina e il tour del ministro russo Lavrov a firmare contratti di fornitura di gas e petrolio a prezzi allettanti a un mondo che reclama energia, puro ossigeno per le tante economie di un’Asia in fortissima espansione.

E all’Europa, trascinata nel gorgo della decadenza americana, incatenata mani e piedi alla strategia fatale di una Nato che bada alla sicurezza americana assai di più che a quella tedesca, francese e italiana, non resta che decidere se accettare per l’ennesima volta di essere il campo di battaglia dello scontro mortifero per la supremazia planetaria oppure allinearsi al corso del nuovo mondo.

Un mondo in cui a noi europei conviene e tanto restare per continuare ad acquistare a prezzi convenienti il gas e il petrolio russo e commerciare con lo smisurato mercato cinese. Un mondo con cui è più saggio convivere invece che puntargli contro i cannoni dell’Alleanza atlantica. Dopo tanti giorni di guerra, al di là di tutti gli aspetti geopolitici relativi alla situazione, il mondo in cui scegliamo di vivere è un mondo di pace, rispetto e convenienza reciproca senza giocare a risiko sulla pelle del martoriato popolo ucraino.


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